Un attore “scomodo”
James Franco è attualmente nelle sale italiane con L’alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt, ma alla 68 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è approdato nella sezione Orizzonti con il suo primo lungometraggio da regista, Sal.
Stupisce come un giovane attore possa essere stato colpito dalla figura di Mineo, attore consegnato alla storia del cinema con Gioventù bruciata (1955) e risucchiato nell’oblio dei giorni nostri. Ci piace pensare – e in particolare una sua risposta lo confermerà – che il background di Franco come attore possa averlo guidato nella scelta di esordire con un film su una persona realmente esistita.
Vi proponiamo i passaggi più rilevanti della conferenza stampa tenutasi lo scorso 3 settembre alla presenza del regista e co-sceneggiatore James Franco e del protagonista Val Lauren; a moderare la critica cinematografica Giulia D’Agnolo Vallan a cui spetta aprire il tavolo di confronto.
D: (per J. Franco) Ieri sera presentando il film in sala hai affermato che questo film non è una biografia reale quanto piuttosto una biografia emotiva, basata sull’emozione. Vorrei che ampliassi un po’ questo concetto e vorrei sapere perché hai deciso di concentrarti su questa seconda parte della vita di Sal Mineo.
James Franco: “Ho realizzato delle biografie in precedenza – James Dean, il ruolo del poeta americano Allen Ginsberg (Howl di R. Epstein e J. Friedman), ho scritto la storia su Alan , ho partecipato a un film sul politico Harvey Milk interpretando il suo amante (Milk di Gus Van Sant). Più o meno sono tutti modi di affrontare la vita delle persone in modi diversi, quella di Dean aveva un taglio tradizione, quella su Ginsberg non era altrettanto convenzionale, ma copriva un i momenti fondamentali della sua vita. Come regista mi piace di più quando si ha un approccio non tradizionale alla vita di una persona, se c’è un particolare unico nella sua vita; mi interessa meno fare una lezione di storia tradizionale. Credo che oggi la tecnologia che abbiamo a disposizione permette a tutti di guardare i dati su qualsiasi cosa in pochi minuti per cui non era necessario raccontare tutti i dettagli della vita di Sal. Quello che volevamo fare con il film era trasmettere la parte emotiva e la trovate soltanto nella recitazione di un attore; […] abbiamo cercato di catturare la sua anima piuttosto che dirvi semplicemente che cosa era accaduto nella sua vita”.
D: (per J. Franco) E’ un film sincero, appassionato, con un grande rispetto nel trattare l’omosessualità; sono rimasta un po’ spiazzata dallo stile visivo, soprattutto all’inizio per i primissimi piani insistiti. L’ho trovato un film quasi sperimentale. Come hai costruito lo stile? Hai usato dei modelli di riferimento?
James Franco: “Non mi vergogno di dire che tra quelli che più mi hanno influenzato come regista c’è Gus Van Sant, il quale non utilizza molto i primi piani come faccio io, ma credo che il ritmo e la struttura da lui adoperati abbiano influito molto sul mio lavoro. Per quanto riguarda i primi piani è forse una cosa mia; ho fatto una serie di cortometraggi e mi son reso conto che mi piace vedere il volto di una persona, probabilmente perché ho un passato di attore di teatro. Coi primi piani non ci si può allontanare neanche per un istante col pensiero, si rimane fissi sull’inquadratura; non è un problema di sequenza di dialoghi, semplicemente si sta fissi su quella persona perché spero che il pubblico si avvicini sempre di più a quel personaggio senza che sia l’azione ad avvicinarsi a lui. Nel corso del film si sta fissi su di lui perché, in questo caso, si ha una recitazione realistica, emotiva e credo che questo permetta al personaggio di esistere davvero”.
D: (per J. Franco) Sei così giovane per sapere soltanto chi fosse Sal Mineo. Come è nato questo interesse per Sal Mineo?
James Franco: “Ho conosciuto il lavoro di Sal Mineo quando recitavo la parte di James Dean, ormai dieci anni fa. Mineo era sotto contratto della Warner Bros, ha girato anche Il gigante con J. Dean, il regista del film conosceva Sal per cui ho conosciuto una parte del lavoro che aveva fatto. […] Ho letto la biografia curata da Michael Gregg Michaud; Sal aveva perso l’interesse del pubblico ed è stato ucciso da una persona a lui sconosciuta che è stata arrestata soltanto due anni dopo l’omicidio. Tutto questo ha lasciato spazio a teorie prive di fondamento […] per cui il suo ricordo è stato danneggiato dai pettegolezzi che giravano sul motivo della sua morte, i giornali scrivevano qualsiasi cosa e questo ha sicuramente influenzato il ricordo pubblico di questo personaggio. Ho cercato attraverso questo film di rimettere a posto il suo ricordo. Una delle ragioni per cui abbiamo realizzato in questo modo il film risiede nel fatto che Sal personifica una tragedia che tante persone creative affrontano nel corso della loro vita, hanno passione e in molti casi talento, ma non sono in grado di esercitare la loro arte. Sal aveva all’incirca vent’anni e non era già più il ragazzino-attore; […] Who killed Teddy Bear? (1965) è un film che ha creato dei danni in quel periodo, non poteva più recitare come voleva ed è triste per me che qualcuno non abbia più la possibilità di esprimersi come vorrebbe”.
D: (per V. Lauren) Come hai affrontato il compito di descrivere Sal in un periodo così breve?
Val Lauren: “Mi hanno raccontato la vita di Sal Mineo quando ero bambino, mia madre mi faceva vedere i film di Marlon Brando, Montgomery Clift, James Dean e quando ho visto Gioventù bruciata volevo essere J. Dean, ma in realtà ero più in relazione col personaggio di Sal Mineo. Non sapevo nient’altro di lui fin quando non ho cominciato a studiare da attore, […] ne avevo una conoscenza periferica. Quando ho scoperto che avremmo fatto un film sulla sua vita ho cercato di ricordare tutto quello che sapevo, non potevo credere che artista straordinario fosse e quanto poco io, i miei amici e la gente sapessimo su di lui. Negli Anni ’50 lui era una delle cinque star più importanti al mondo, era un pittore, un cantante, un attore, uno scultore, eccelleva in tutte queste qualità. […] Quando James mi ha chiesto di fare Sal, la mia concentrazione ha mirato a trasmettere la sua anima straordinaria, la sua energia, la sua aurea. Alla fine della sua vita Sal era diventato una persona diversa dal bambino-attore degli inizi, restava una persona stupefacente, ma trasformata. […] Era una persona positiva e volevo davvero trasmettere questo, onorarlo, rendergli merito trasferendo lo spirito che lo animava. Abbiamo trovato esattamente tutto ciò che aveva fatto nell’ultimo giorno di vita riportando ogni cosa nell’ordine esatto. E’ il film della mia carriera di cui sono più orgoglioso perché è un film che ti permette di conoscere davvero questa persona, la sua storia […] Non conosco nessun altro se non James Franco che ha la capacità e la lungimiranza di fare una cosa del genere. Ci vuole grande coraggio nel farlo”.
James Franco: “Quindici anni fa siamo stati a scuola di recitazione insieme. Abbiamo girato insieme una scena di J. Dean e Sal Mineo e Val era rimasto deluso perché non avevano assegnato a lui la parte di Dean […]. Alla fine si è reso conto che era perfetto per recitare il ruolo di Sal Mineo”.
D: (per J. Franco) E’ d’abitudine che quando gli attori diventano registi realizzino film con delle stars; invece James ha fatto l’operazione contraria realizzando il film coi suoi amici, con budget limitato e in tempi brevi. Perché scegli di realizzare progetti di questo tipo e in che modo li sviluppi?
James Franco: “Un anno fa ho letto “The broken tower” di Hart Crane e ne ho tratto un film a budget ridotto ed è stato molto importante per me. Sono nel cinema ormai da quindici anni, ho lavorato ad alcuni dei più grandi film che siano stati fatti, […] film di grande richiamo che fanno parte del film business. Sono grandissimi investimenti e devono far soldi per recuperare le spese. Il regista Sam Raimi è fantastico, vuole intrattenere il pubblico, parlare della natura umana, ma ha bisogno di realizzare un film che incassi. Nei miei film, invece, parlo di argomenti poco noti come avviene in Sal, non prevedo neanche che siano blockbusters. Io, nei miei lungometraggi, cerco di trovare una strada per trattare gli interessi che mi sono propri per poter uscire da quel mondo in cui il successo viene giudicato dal criterio del botteghino. […] Siamo stati audaci e coraggiosi realizzando un film per motivi artistici […], i film possono ancora avere aspirazioni artistiche”.
D: (per J. Franco) Un aspetto molto interessante di Sal è vedere Mineo che tenta di ricostruire la sua carriera cercando di uscire dal periodo in cui gli Studios lo avevano schiacciato stereotipandolo in dei ruoli. Le pressioni di Hollywood sono rimaste le stesse? Le avverte su di sé? Come ci si salva dalla tendenza hollywoodiana di creare modelli/convenzioni?
James Franco: “Tutto cambia, come sempre, abbiamo sempre nuove tecnologie, videogames, internet, ho recitato ne L’alba del pianeta delle scimmie e lì molti dei personaggi erano creati al computer; d’altro canto c’è la tecnologia al livello del consumatore che progredisce sempre di più. Coppola alla premiere di Apocalypse Now ha detto che arriverà un momento in cui le giovani teenagers faranno film nel cortile di casa e quel momento è arrivato. Ci sono delle pressioni perché il mondo del cinema continua a produrre film in 3D o a grande budget, così come c’è una certa pressione che viene esercitata se si vuole rimanere in questo mondo, ma ci sono anche queste vie di uscita che permettono di fare dei film in modo creativo. Se solo Sal fosse vivo oggi potrebbe realizzare i film che desidera con dei video, con tecnologie molto semplici. Esistono modi per mitigare le pressioni esercitate e io penso che ci sia un mix salutare per quanto riguarda la mia carriera e la mia mentalità per cui posso essere in entrambi i lati del mondo. Se fossi solo nei blockbuters in quanto attore non potrei continuare, potrebbe apparire folle, stupido, ma per il mio spirito devo essere anche dall’altra parte per raccontare storie che per me sono importanti”.
Maria Lucia Tangorra