Ma quanto ci piacciono i buoni sentimenti!
Mai come a Natale, si sa, trionfano – almeno a quanto si ama dire – i buoni sentimenti. Stesso discorso vale anche nel mondo del cinema che, mai come in questo determinato periodo, vede il proliferare di un grande numero di commedie sentimentali finalizzate a creare una calda atmosfera natalizia, come tradizione vuole. No, non stiamo parlando, ovviamente, dei classici cinepanettoni all’italiana, croce (per noi) e delizia (per le casse dei multisala) delle feste. Ciò a cui in questo contesto ci riferiamo sono le numerose commedie statunitensi di grande distribuzione, deboli (e spesso mal riusciti) tentativi di emulare il grande Frank Capra – con il suo capolavoro La vita è meravigliosa – che prevedono la messa in scena di drammi personali apparentemente senza speranza di soluzione alcuna, oltre alla presenza di un cast a dir poco stellare. Quest’anno, ad esempio, è stata la volta di Collateral Beauty, ultimo lungometraggio diretto dal regista David Frankel – osannato dal grande pubblico per Io & Marley ed Il diavolo veste Prada – ed interpretato dall’ormai irrimediabilmente muccinizzato Will Smith, insieme ai bravissimi Edward Norton, Kate Winslet, Helen Mirren e Keira Knightley.
Un manager di un’importante azienda newyorkese sembra aver perso ogni interesse verso la quotidianità dopo aver perso prematuramente la figlioletta di sei anni. Non trovando un senso alla propria vita, l’uomo cerca una risposta dall’universo scrivendo tre lettere alla Morte, al Tempo ed all’Amore. I suoi amici, preoccupati per questo suo stato, organizzano uno stratagemma al fine di poterlo aiutare.
Circa l’esito del piano dei colleghi, ovviamente, non diremo nulla. Eppure si può facilmente immaginare l’epilogo di una storia che, man mano che va avanti, diventa a tutti gli effetti apologia dei buoni sentimenti e – in questo caso nello specifico – ahimé, anche culla delle più sdolcinate banalità. Nulla da dire, sia ben chiaro, contro uno script che nel suo piccolo tutto sommato non presenta sbavatura alcuna. Così come, di fronte alla presenza di interpreti come – giusto per citarne alcuni – Edward Norton, Kate Winslet ed Helen Mirren, non possiamo che confermare ancora una volta il loro talento. Eppure Collateral beauty, proprio per questa sua banalità e per la forte prevedibilità anche di ciò che sembra esserci presentato come vero e proprio “colpo di scena”, mal cela il suo triste ma inevitabile destino, ossia il fatto di venire presto dimenticato anche dagli spettatori più benevoli, nonostante la probabile lunga permanenza in palinsesto.
A nulla servono scorci di New York tutto sommato suggestivi, così come poco d’aiuto sono immagini magnetiche di numerosi mattoncini del domino che crollano uno dopo l’altro. Tali estemporanee manifestazioni sono soltanto piacevoli visioni, piccoli regali ai nostri occhi che, però, ben poco potere hanno sull’innalzamento della qualità dell’intero prodotto.
Ma a Collateral Beauty, tutto sommato, una cosa va riconosciuta: pur essendo a tutti gli effetti uno dei tanti prodotti studiati a tavolino e con poca anima al loro interno, essenzialmente finalizzati a rimpolpare le casse delle grandi major, sorprendentemente non dà ai nervi, ma – udite udite! – di quando in quando riesce a strappare un sorriso anche allo spettatore più cinico. Sarà, probabilmente, che questa atmosfera natalizia ci ha contagiati proprio tutti!
Marina Pavido