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Cocainorso

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VOTO: 6,5

Una storia stupefacente

Può capitare, la vita insegna, che l’immaginazione superi la realtà. Una storia come quella al centro del film diretto da Elizabeth Banks lo dimostra ampiamente, nonostante si faccia davvero fatica a credere che sia realmente accaduta e non sia il frutto della fantasia sfrenata dello sceneggiatore di turno. Cocainorso, questo il titolo della pellicola firmata dall’attrice statunitense in uscita nelle sale nostrane dal 20 aprile con Universal Pictures, è la prova che anche le vicende sulla carta più assurde e impossibili possono accadere.
Ispirato agli eventi accaduti nel 1985 a Knoxville, in Tennesse, il film racconta di un orso che ha trovato un borsone contenente oltre 30 kg di cocaina, piovuto letteralmente dal cielo e precipitato nel suo habitat. La droga apparteneva ad Andrew Thornton, un narcotrafficante, un tempo agente della narcotici, che aveva preso il volo dalla Colombia con il prezioso bottino. Peccato che il piccolo aereo, durante il volo, sia andato in avaria e Thornton si sia visto costretto a lanciare il borsone e paracadutarsi fuori dal velivolo. La cocaina del valore di 15 milioni di dollari è stata rinvenuta da un povero orso bruno che, ignaro del contenuto, ha pensato bene di mangiarla. E così, un gruppo stravagante di poliziotti, criminali, turisti e adolescenti si ritrovano in una foresta della Georgia, dove un predatore enorme di 230 chili ha appena ingerito una quantità impressionante di cocaina e si aggira infuriato in cerca di altra droga… e di sangue.
La Banks, con la complicità in fase di scrittura di Jimmy Warden, attinge ai suddetti eventi per ricavarne una commedia horror splatter-demenziale nella quale la violenza spinta all’eccesso, il perenne stare sopra le righe e lo humour nero politicamente scorretto vengono iniettate sullo schermo in dosi massicce. Il ché genera un’overdose narrativa e drammaturgica, divertente per chi sa stare al gioco, esasperante per chi non è disposto ad accettare le regole d’ingaggio. Bisogna capire da quale parte stare e di conseguenza come approcciarsi a un film che non conosce mezze misure, che trasuda goliardia, deliri e sangue sul modello delle produzioni The Asylum. Inevitabile non andare a pescare in quel calderone per trovare riferimenti e fonti d’ispirazione. Ma è chiaro che per il suo Cocainorso, la Banks abbia invece attinto a piene mani dal filone del beast movie anni Ottanta, che proprio in quel periodo ha partorito titoli come Rats – Notte di terrore, Piraña paura e Alligator, che per DNA appaiono modelli più vicini rispetto ad altri esempi più illustri quali Uccelli di Hitchcock e Lo squalo di Spielberg.
L’attrice e regista di Pittsfield, qui alla sua quarta prova dietro la macchina da presa se si conta anche l’antologico Comic Movie, rievoca lo spirito folle della saga di Sharknado e lo mescola senza soluzione di continuità con il beast movie più “nobile” per dare vita a un prodotto d’intrattenimento senza se e senza ma. Scene deliranti, che spingono il piede sull’acceleratore dello splatter-comedy, come quelle dell’ambulanza o della pagoda sono l’espressione di questo tentativo di ottenere una “maionese impazzita” di sangue e risate al fine di soddisfare i palati più diversi e soprattutto degli amanti dei sapori forti.

Francesco Del Grosso

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