Una questione di famiglia
Un agricoltore e allevatore di una sessantina d’anni appare iniziare la sua routine quotidiana, dando da mangiare ad un cavallo. Poi con la moglie si prepara ad uscire. Salgono in macchina diretti verso il più vicino ospedale. La loro figlia è lì. Non sarà una giornata come tutte le altre.
Si comprendono benissimo le ragioni per cui Ciúnas (Silence) diretto dall’irlandese Tristan Heanue è stato insignito del primo premio dalla giuria dell’Irish Film Festa 2020, come noto – per questa edizione condizionata da fattori sanitari – dedicata solamente ai lavori di breve durata. Si tratta, in primo luogo, di un’opera dalla notevole capacità teorica, a partire dalla sua costruzione (non) narrativa. Poiché gioca, esplicitamente, sul non detto, come sottolineato anche dal titolo. Costringe lo spettatore allo sforzo dell’immaginazione, provando ad intuire quali drammi famigliari si celino dietro il comportamento dei tre personaggi sul proscenio. Il processo empatico si compie allora spontaneamente. Ogni genitore può facilmente immedesimarsi in questi madre e padre alle prese con una situazione inaspettata, decisamente più grande di loro. In una dozzina di minuti Tristan Heanue – anche sceneggiatore – riesce a sbozzare compiutamente le caratteristiche della coppia, facendo peraltro ricorso a dialoghi basici e perciò essenziali. Lei in apparenza arcigna, lui più propenso al cedimento morale, come testimonia la sequenza del suo pianto nel bagno del ristorante. Ancora una volta la donna si fa pilastro dell’unione, come sovente accade. Eppure ciò che emerge dall’insieme è, più semplicemente, l’estrema umanità del terzetto. Tutto affidato al particolare, al dettaglio che potrebbe sembrare insignificante ed invece è decisivo nel completare un accurato quadro di vita. La profondità di uno sguardo, delle unghie mangiate fino a rovinarsi, il gesto d’amore di una madre. La speranza che il periodo negativo possa aver fine, ritrovando una perduta armonia famigliare.
Al pari di altri cortometraggi selezionati per questa edizione dell’Irish Film Festa anche in Ciúnas colpisce l’affiatamento recitativo. Lo strepitoso Gary Lydon (il padre), l’ottima Ally Ni Chiarain (la madre) e e la giovane Hazel Doupe (la figlia problematica) recitano come fossero una vera famiglia alle prese con un dramma (tossicodipendenza della giovane?) di portata enorme ma forse non del tutto inatteso a causa di problematiche pregresse. Qualche spettatore potrebbe rifiutare un modus operandi che, volutamente, non rivela ogni aspetto della realtà effettiva delle cose. La facilità di tale compito va lasciata alle soap operas di matrice televisiva o al cinema di basso profilo qualitativo. Ciúnas potrà anche lasciare un vago sentore di irrisolutezza ma è un’opera capace di sedimentarsi a lungo nella memoria di chi la guarda con attenzione. Se non altro perché riporta con estrema fedeltà tutte le sfumature – da quelle meno piacevoli ad altre capaci di fornire un senso di sollievo – della vita vera.
Daniele De Angelis