Cineuropa ha detto trentatré
Quando al termine di un festival l’inviato deve redigere un resoconto finale, riportando gli aspetti buoni e/o quelli cattivi, d’impeto avrebbe voglia di mettere in rilievo gli errori (o gli orrori) riscontrati durante lo svolgimento del medesimo. Certamente tale atteggiamento non è biasimevole, perché una cronaca onesta, e costruttiva per l’anno successivo, dovrebbe raccontare senza inganni e censure quanto è effettivamente accaduto e, come ben si sa, le kermesse sono imbottite di sbagli e incompetenze, sovente veri e propri atti di malafede da parte degli organizzatori. Anche questa volta Cineclandestino, per il terzo anno consecutivo, ha avuto di nuovo l’opportunità di partecipare all’annuale festival Cineuropa che si svolge, nel mese di novembre (precisamente dal 7 al 28), nella città di Santiago di Compostela. Quest’anno la kermesse cinefila galiziana ha toccato l’edizione numero 33, e con questo noto e metaforico numero si potrebbe fare dell’ironia, per crocifiggere l’evento, ma in questo caso sarebbe solo spietatezza critica (vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non vedere la trave nel…). Come è stato già scritto nei due rapporti degli anni passati, Cineuropa non è il classico festival, cioè luogo in cui la liturgia cinematografica è consumata pienamente solo dai critici (o dalla pseudo intellighenzia che vi gravita intorno), ma è un evento cinefilo rivolto al pubblico, di tutte le fasce d’età e di tutti i ceti sociali.
Quest’anno l’edizione di Cineuropa s’inaugurava con la premiazione dell’attrice Maria Vázquez e la proiezione di Ema di Pablo Larraín. Purtroppo un inconveniente tecnico, occorso dopo una ventina di minuti dall’inizio della pellicola, non ha permesso la prosecuzione della proiezione. In un festival normale i critici (e gli altri addetti ai lavori) avrebbero sbraitato animatamente, mentre in questa cerimonia d’apertura, quando la Direttrice Laura Seoane è salita sul palco per scusarsi, il pubblico, composto da gente normale senza tesserini giornalistici, ha applaudito comunque lo sforzo attuato dall’organizzazione, e tranquillamente è uscita dal Teatro Principal. Tralasciando questo piccolo inciampo tecnico, citato solo per l’ottima e pacata reazione da parte del pubblico, il report preferisce raccontare l’organizzazione logistica e la tematica prescelta per questa trentatreesima edizione.
Per quanto riguardo l’impostazione logistica di Cineuropa, l’edizione 2019 è rimasta invariata a quella precedente. I “templi” deputati alle proiezioni sono stati: Teatro Principal, Salón Teatro, Multicines Compostela, Cinema Numax, Museo das Perigranacións e Sala Augustín Magán (CSC Santa Marta). A cui si aggiunge, per alcune serate speciali, l’Auditorium de Galicia, in cui l’orchestra esegue alcune colonne sonore di celebri pellicole. Anche le sezioni principali sono rimaste praticamente invariate: Sección Oficial Europea, Panorama Internacional, Docs Cineuropa e Latidoamericano. A queste si è aggiunta l’innovativa Animaeuropa, dedicata all’animazione (non solo di produzione europea). Le sezioni parallele, invece, quest’anno sono state: Clima e cambio climático: “Os últimos días do Edén”; Ciclo cinema e feminismo: “Bechdel en Hollywood”, Ciclo 100 anos de Pauline Kael: “A critica guerreira”; Retrospectiva Jessica Hausner: “Control/Descontrol”; Homenaxe a Jonas Mekas; Ciclo: “Paisaxes urbanas no cinema galego”; Varda/Akerman: “Punto e seguido”; Carta branca a Eloy Enciso; Miniciclo Hayao Miyazaki: “Nos ollos dunha nena”. Inoltre, c’è l’immancabile “Maratón”, cioè la lunghissima notte di 12 ore in cui vengono proiettate pellicole di genere per saziare il divertimento degli spettatori, che possono portarsi da mangiare e, per stare più comodi, vestire il pigiama.
Tema centrale del festival di quest’anno è il femminismo. Un argomento sempre attuale e tuttora fragile, perché seppure le battaglie politiche e sociali abbiano fatto dei grossi passi avanti, ancora persiste una mentalità fascista e fallocratica. In Spagna è un assunto particolarmente sentito, soprattutto dopo il caso della “manada”, accaduto a Pamplona nel luglio del 2016: una ragazza di 18 anni venne violentata da 5 uomini durante la festa di San Fermín. Quindi, Cineuropa, oltre a saziare la cinefilia degli spettatori, quest’anno si è fatto latore di un importante messaggio, sperando che possa aiutare la causa. Non a caso la vasta e diversificata programmazione di quest’anno è composta per la maggior parte da pellicole realizzate da donne, oppure, se dirette da un uomo, hanno comunque al centro una figura femminina o racconta di un gruppo di donne. Non stupisce, quindi, che in questa programmazione è stato inserito anche Carrie (Carrie – Lo sguardo di Satana, 1976) di Brian De Palma, perché dietro la spessa patina horror, c’è una forte figura femminile, che nel finale attua la sua vendetta (dopo anni di soprusi). In quest’onorevole tematica, c’è anche l’omaggio alla regista francese Agnès Varda (1928-2019) e a Pauline Kael (1919-2001), temibile critica cinematografica che non faceva sconti a nessuno (nemmeno a Stanley Kubrick). Per rendere ancora più significativo quest’omaggio al mondo femminile, anche gli annuali premi, riservati a personalità del cinema, sono andati a delle donne: all’attrice spagnola María Vazquez, alla regista portoghese Rita Azevedo Gomes, e all’attrice madrileña Emma Suárez.
Per quanto riguarda il cinema italiano, anche quest’anno sono state presentate molte pellicole di produzione nostrana, che a loro modo sorreggono la tematica proposta quest’anno: 5 è il numero perfetto di Igor Tuveri; Figlia mia di Laura Bispuri; Martin Eden di Pietro Marcello; Sole di Carlo Sironi; Il corpo della sposa di Michela Occhipinti; Santiago, Italia di Nanni Moretti; Selfie di Agostino Ferrente; Il pianeta azzurro di Franco Piavoli.
Roberto Baldassarre
Di seguito il palmares della trentatreesima edizione
Premios Xurado Novo
Miglior lungometraggio: Zombi Child di Bertrand Bonello
Miglior regista: Abbas Fahdel per Yara
Miglior sceneggiatura: Kristina Grozeva e Petar Valchanov per Bashtata
Miglior attrice femminile: Mariana de Girolamo per Ema
Miglior attore: Alessandro Antonelli e Pietro Orlando per Selfie
Premios do Público
Sección oficial europea: Dronnigen di May El-Toukhy
Sección oficial internacional: Papicha di Mounia Meddou
DocsCineuropa: For Sama di Waad Al-Khateab ed Edward Watts
Latidoamericano: La llorona di Jayro Bustamante
Animaeuropa: Un día máis con vida di Raúl de la Fuente e Damian Nenow
Riepilogo recensioni per sezione dal Cineuropa Compostela 2019
Selezione Europea
5 è il numero perfetto di Igort
Dylda di Kantemir Balagov
Figlia mia di Laura Bispuri
Koko-di Koko-da di Johannes Nyholm
Le daim di Quentin Dupieux
Libertè di Albert Serra
Martin Eden di Pietro Marcello
Perdrix di Erwan Le Duc
Zombi Child di Bertrand Bonello
Queen of Hearts di May el-Toukhy
Schemers di Dave McLean
Panorama Internazionale
First Love di Takeshi Miike
Jeune Juliette di Anne Emond
Le milieu de l’horizon di Delphine Lehericey
The Gangster, the Cop, the Devil di Lee Won-Tae
Dragged Across Concrete di S. Craig Zahler
Latino Americano
El principe di Sebastián Muñoz
Fin de siglo di Lucio Castro
La llorona di Jayro Bustamante
The Sharks di Lucia Garibaldi
Ema di Pablo Larraín
Anima Europa
Chris the Swiss di Anja Kofmel
Another Day of Life di Raúl de la Fuente e Damian Nenow
Ride Your Wave di Masaaki Yuasa
Virus Tropical di Santiago Caicedo
La casa lobo di Cristobal León e Joaquín Cociña
Docs Cineuropa
Born in Evin di Maryam Zaree
Cassandro, the Exotico! di Marie Losier
For Sama di di Whaad Al-Khateab ed Edward Watts
Santiago, Italia di Nanni Moretti
Searching Eva di Pia Ellenthal
Selfie di Agostino Ferrante
My Father, the Spy di Jaak Kilmi e Gints Grube