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Cette Maison

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VOTO: 7,5

Un acquerello senza tempo che narra la vita e la morte

Con Cette Maison, selezionato alla ventesima edizione delle Giornate del Cinema Quebecchese in Italia, la regista Miryam Charles porta lo spettatore a fare un viaggio nel tempo tra l’onirico ed il teatrale per raccontare la biografia immaginaria della cugina, scomparsa nella sua casa a Bridgeport nel 2008, a soli 14 anni. Trovata impiccata nella sua casa, l’autopsia scarta l’iniziale ipotesi di suicidio per rivelare un destino più crudele: la ragazza è stata infatti vittima di violenza sessuale e strangolamento, ma il caso rimarrà irrisolto.

La regista si avvale di sfasamenti temporali, sovraimpressioni che trasformano nudi lenzuoli in isole, scenografie teatrali che si alternano a grandi panorami, fotografie che prendono vita, per far raccontare alla stessa Tessa la sua storia; una Tessa senza età né dimensione che narra e dialoga con la madre in lutto, racchiudendo entrambe in una tasca della realtà dove vita e morte si incontrano. Dalla piccola serra ricolma di fiori, dall’anturia all’ibisco, dal gelsomino alle orchidee, Tessa e la madre Valeska si ritrovano in una rigogliosa e selvaggia Haiti, poi nella casa in Quebec, quindi di nuovo in Connecticut, ad affrontare la realtà di un freddo obitorio appena accennato. Tutto in Cette Maison è stilizzato, dalle scenografie che ricordano Dogville di Lars Von Trier al quadro con l’immagine di Haiti che diventa un tunnel verso il passato ed un impossibile futuro. Un film dipinto a pennellate di colore come un’opera a metà tra impressionismo e espressionismo, che non punta ad una narrazione cronografica ma si sviluppa piuttosto come un profondo respiro sino a toccare le corde dell’empatia.

Nel mezzo, riferimenti temporali precisi come il referendum del Quebec del 1995 e le migrazioni della famiglia di origine haitiana dal Connecticut al Canada e viceversa, la data di nascita di Tessa che si ripete continuamente, come punto fermo di una ragazza cui la vita è stata spezzata e la cui anima non ha forza di ricostruire l’accaduto; e della sua morte non avremo dettagli, ma solo impressioni che si sprigionano da immagini stilizzate e irradiano la realtà dandole la consistenza di un acquerello adimensionale in un tempo senza tempo.

Michela Aloisi

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