Ed ora parliamo di qualcosa di bello
Che un artista come Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, continui ancora oggi ad affascinarci tutti grazie alle sue opere che, nel corso dei secoli, hanno fatto scuola in tutto il mondo, è cosa risaputa. Lo abbiamo visto, lo abbiamo studiato e ristudiato, non abbiamo mai smesso di ammirarlo, eppure, fatta eccezione per qualche piccolo prodotto passato quasi inosservato, non abbiamo mai visto la sua vita ed in suoi lavori coniugati con il mezzo cinematografico. Almeno fino ad oggi. Almeno fino a quando Sky, in collaborazione con Magnitudo Film, non ha deciso – dopo il successo di Firenze e gli Uffizi e Raffaello, il Principe delle Arti – di produrre un documentario incentrato sulla vita del celebre pittore. A tal fine, è stato chiamato alla regia Jesus Garces Lambert, già autore di numerosi documentari, che, per l’occasione, ha saputo dar vita ad un prodotto pulito e ben realizzato, dove non manca neanche un tocco del tutto personale e che, nonostante i rischi che un tema del genere può comportare, riesce abilmente ad evitare ogni pericolosa retorica. Stiamo parlando, ovviamente, del riuscito Caravaggio – L’anima e il sangue.
Un uomo – un Michelangelo Merisi contemporaneo – si fascia la bocca ed il naso con del cellophan. Contemporaneamente, una farfalla, sbattendo le ali, all’interno di una lampada ad olio, sembra voler a tutti i costi fuggire via, senza riuscirci. E così, perfettamente in linea con il carattere del celebre pittore, fin da subito ci è palese quell’energia, quel carattere impetuoso di Merisi, che non pochi problemi con la giustizia gli ha procurato durante la sua breve vita. Una voce fuori campo inizia a raccontarci le gesta del Caravaggio, da quando, insieme alla famiglia, dovette fuggire dalla sua città natale a causa di un’epidemia di peste, per poi illustrarci la sua brillante carriera, fino a parlarci della sua morte prematura, avvenuta in circostanze misteriose. Di quando in quando, è lo stesso Caravaggio ad intervenire – con la voce di Manuel Agnelli – interrompendo la narrazione, per mettere a nudo i suoi sentimenti, i suoi pensieri più intimi. E poi, non per ultima, c’è l’Arte allo stato puro. Circa quaranta opere di Michelangelo Merisi vengono analizzate fin nel dettaglio – con interventi degli studiosi Claudio Strinati, Mina Gregori e Rossella Vodret – con giochi di luce che non stanno a rovinare le immagini originali ed una macchina da presa che, molto ravvicinata, ma anche estremamente riverente, ci mostra, di volta in volta, ogni singolo centimetro dei dipinti presi in esame.
Siamo d’accordo. Dato il tema trattato, non è difficile dar vita ad un prodotto accattivante e ben realizzato. Eppure, la scelta del tipo di messa in scena, come ben sappiamo, la differenza la fa eccome. Se pensiamo, ad esempio, al precedente documentario Raffaello, il Principe delle Arti, di certo ricordiamo alcune scelte registiche rivelatesi successivamente poco indovinate, se non addirittura posticce. Basti pensare, ad esempio, alle poco convincenti scene in live action che, di quando in quando, andavano ad interrompere la narrazione. In questo caso, fortunatamente, Garces Lambert ha optato per una regia molto più semplice, ma efficace, che senza troppi fronzoli arriva dritta al punto e che sa renderci un ritratto a tutto tondo del pittore di Caravaggio. E poi, diciamolo pure, anche l’occhio vuole la sua parte ed un artista come Michelangelo Merisi ancora oggi sa arrivare dritto al cuore di chi ne ammira l’opera.
Marina Pavido