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Blade Runner 2049

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VOTO: 8.5

L’anello mancante

Pochissimi titoli, nell’intera Storia del Cinema, sono stati capaci di creare un universo autonomo come il Blade Runner primigenio di Ridley Scott – ovviamente con la indispensabile “collaborazione” del seminale testo di Philip K. Dick – datato 1982. E nessun altro titolo è riuscito, nel corso del tempo, ad alimentare tale mitopoiesi, grazie anche al rilascio graduale di nuove versioni della pellicola, ognuna delle quali in grado di aggiungere un tassello al mosaico ordito dall’originale. Il quale resta, in modo abbastanza incontrovertibile, tra tutti il lungometraggio maggiormente ricco di fascino.
Impresa allora da far tremare i polsi, quella di mettere in cantiere un sequel a ben trentacinque anni di distanza. Dubbi che si sono man mano diradati allorquando è stato reso noto il nome del regista al timone del nuovo progetto, cioè quel Denis Villeneuve già “rodato” con la fantascienza umanista di Arrival (2016) nonché eclettico artefice, in generale, di un cinema sempre pregno di una molteplicità di sfaccettature. E il coraggio estremo di Blade Runner 2049 risiede proprio nella sua capacità di aggiornarsi, sia da un punto di vista formale che socio-politico nell’ambito del plot, rispetto ai lustri trascorsi. Preso atto dell’impossibilità di ricreare le atmosfere rarefatte dell’originale, con la sua ambiguità decadente esaltata dalla pioggia continua in una Los Angeles futuribile senza speranza, ecco che nuove e/o accentuate istanze fanno capolino nel sequel. La separazione più netta tra umani e androidi aumenta l’afflato politico dell’insieme. Nella ricerca da parte dell’agente K. (Ryan Gosling), androide più o meno dichiarato sin dall’incipit, dei vecchi modelli – quelli a cui apparteneva il Roy Batty di Rutger Hauer nel primo capitolo, per intenderci – s’intuiscono immediatamente i riferimenti ad un conflitto razziale sempre in atto nel mondo reale. Fino ad una rivelazione messianica su una replicante di nostra antica conoscenza defunta dopo aver dato alla luce una creatura. Nata, perciò non fabbricata. L’anello mancante, dunque, di un’ipotetica, simbolica, uguaglianza universale.
Come sempre accade nel cinema di Villeneuve il personaggio principale – e lo spettatore con lui – intraprende un percorso di ricerca di se stesso grazie al sopraggiungere di un elemento estraneo; in questo caso, ribaltando l’assunto, lui stesso nei confronti dell’intera realtà che lo circonda e che egli non riconosce più come prima nella sua lettura primaria, a testimoniare ulteriormente il livello d’ambizione di un’opera sì rispettosa dell’originale ma senza genuflessioni di sorta. L’indagine noir si tinge quindi di filosofia esistenzialista: la scoperta del proprio passato diviene l’unica strada per accedere ad un possibile futuro. Diverso, meno cupo. Dove gli affetti possono tornare a pronunciare una parola importante, evitando di essere sacrificati sull’altare di un capitalismo abituato solo a cannibalizzare se stesso e perciò incapace di qualsiasi lungimiranza, come ben metaforizzato dalla figura del magnate Niander Wallace (Jared Leto). L’apparizione, nella seconda parte del film, di un invecchiato Rick Deckard (sempre magnifico Harrison Ford) apre Blade Runner 2049 ad altri sviluppi narrativi, culminanti in un finale (quasi) capace di emulare l’originale in quanto a radicamento nella memoria spettatoriale. Più che fantascienza distopica, l’ultima fatica di Villeneuve racconta del nostro presente e della nostra, eventuale, deriva, evitabile solo salvaguardando quel residuo di umanità che ancora alligna in tutti noi. Veri umani o finti androidi che possiamo essere.
Basterebbero queste poche riflessioni a rendere indispensabile il possedere nella propria videoteca Blade Runner 2049; in un’edizione home video edita da Universal Pictures Italia peraltro ricchissima di extra capaci di illuminare di nuova luce l’intero lungometraggio, a partire dagli ottimi corti che, precedendo l’uscita del film, ne hanno in qualche modo anticipato gli intenti. Ma soprattutto perché Blade Runner 2049 non solo non è l’affronto al Mito che si sarebbe temuto, ma addirittura riesce a rafforzare la leggenda dell’illustre predecessore. Avendo contemporaneamente rispetto per il capostipite nonché sviluppando, al proprio interno, una non comune capacità di lettura della realtà in cui, volenti o nolenti, viviamo e vivremo a lungo.

Daniele De Angelis

Blade Runner 2049
Regia: Denis Villeneuve USA, UK, Canada 2017 Durata: 163′
Cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana de Armas
Lingue: Italiano, Inglese, Portoghese 5.1 DTS HD
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Portoghese
Formato: Panoromanico ad alta definizione (2.40:1) 1920 per 1080p
Extra: La creazione del mondo di Blade Runner 2049, Blade Runner 101 Prologhi (tre cortometraggi)
Distribuzione: Universal Pictures Italia, Sony

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