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Black Mass

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VOTO: 6.5

Un gangster movie onesto ma senza mordente

In questi ultimi mesi si è parlato di Black Mass, del regista Scott Cooper, come del film che avrebbe potuto dar nuova linfa alla carriera di Johnny Depp, da troppo tempo costellata di scelte sbagliate e non idonee a porre di nuovo in risalto il suo assodato talento. Il proposito viene soddisfatto solo parzialmente, ma i meriti e le mancanze dell’ultima fatica di Cooper risiedono principalmente altrove.
Black Mass, presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2015, racconta le vicissitudini del gangster Withey Bulger, che tra gli anni settanta e ottanta era a capo della criminalità organizzata a South Boston; Withey diventerà per trent’anni informatore dell’FBI, pensando di riuscir così a sradicare una casata mafiosa dal suo territorio, avvalendosi in particolar modo dell’aiuto dell’agente e amico d’infanzia John Conolly.
Ci troviamo di fronte ad un gangster movie onesto e pulito, che riesce a raccontare la sua storia mantenendo per due ore un ritmo serrato ma non dispersivo, anche grazie ad una scrittura non eccessivamente enfatica e che offre intermezzi umoristici ben costruiti (Bulger che accusa la madre di barare mentre giocano a carte e che dà al figlio lezioni di vita non proprio ortodosse), i quali stemperano le tinte violente e sanguinarie della pellicola.
Ma nonostante il buon lavoro di regia e la chiarezza espositiva, i difetti più ingombranti di Black Mass sembrano essere l’assenza di personalità, che lo condanna ad un’inevitabile piattezza, ed il frequente ricorso ad espedienti narrativi fin troppo telefonati, ai quali si dovevano preferire soluzioni più originali ed azzardate, che uno sguardo registico più personale  avrebbe potuto garantire.
Già dalle prime immagini promozionali del film era evidente che anche in Black Mass non sarebbero stati risparmiati al volto di Depp quei camuffamenti e quelle applicazioni di trucco spesso ingiustificate che da tempo accompagnano le sue interpretazioni, e che in questo caso risultano anche fuori contesto, data la vocazione cronachistica e quindi il connaturato realismo del progetto. Con queste premesse, la prova d’attore di Depp non può essere davvero significativa, per quanto l’attore riesca comunque a lavorare in sottrazione calibrando il timbro di voce e trattenendo la mimica facciale appena oltre quel limite che l’avrebbe resa immediatamente fastidiosa.
Black Mass può comunque vantare un cast di alto livello e degne performance attoriali: Joel Edgerton è molto credibile nel ruolo dell’agente Conolly, e la sua interpretazione finisce per essere la più convincente del film, accanto a quella di Benedict Cumberbatch, sempre molto misurato ed elegante, e a quella di un Kevin Bacon in gran rispolvero.
E’ un peccato che un copione ben scritto e un pugno d’attori di simile caratura non abbiano potuto realizzare appieno le loro potenzialità, a causa di una regia troppo impersonale, di un trucco che sfocia in un vero e proprio travestimento e di trovate narrative banali. Pur con queste dovute riserve, Black Mass resta comunque un compito ben svolto.

Ginevra Ghini

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