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Birds of Prey

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VOTO: 5.5

Il fantasmagorico declino della DC

La gara a distanza tra Marvel Cinematic Universe e DC Comics si arricchisce di un nuovo capitolo. Visto che la Marvel ha iniziato a concedere sempre più spazio anche alle donne, con serie e film stand alone, è arrivata anche la risposta della DC. Birds of Prey è il primo film post Wonder Woman dedicato completamente all’universo femminile targato dalla casa editrice creatrice tra gli altri di Batman. Il personaggio sul quale la compagnia di fumetti ha scelto di investire è il personaggio femminile che, almeno sin qui, ha raccolto il maggior consenso in termini di critica. La regina del crimine di Gotham, Harley Quinn, torna con un nuovo roboante capitolo della sua storia, ancora una volta interpretata dall’attrice australiana Margot Robbie. Più che uno spin off, come troppe volte si è ipotizzato, il film è un vero e proprio sequel del lungometraggio dedicato alla “squadra suicida”. Harley è in cerca di una rinascita dopo essere stata lasciata da Joker, allo stesso tempo è alla ricerca di un cambiamento interiore che possa ripulirne in parte il nome. Sin dai primi minuti, la regina del crimine di Gotham ci appare goffa e trasandata, quasi come una ragazza reale dal cuore spezzato. Tuttavia, il passato criminale della donna inizierà a rifiorire e per l’ex compagna del Joker le disavventure non mancheranno. La fortuna di Harley è quella di incontrare sulla sua strada un altro gruppo di donne in cerca di un riscatto. Oltre alla protagonista già citata, faremo conoscenza di personaggi, sempre femminili, come Black Canary (Jurnet Smollet-Bell), Huntress/Cacciatrice (Mary Elizabeth Winstead), Renee Montoya (Rosie Perez) e Cassandra Cain (Ella Jay Basco), ognuna di loro spinta da motivazioni che portano una sulla strada dell’altra. A dare la caccia a queste donne c’è Ewan Mcgregor interprete di Black Mask, personaggio sicuramente da rivedere. La performance dell’attore scozzese appare nettamente frenata; non sembra trovarsi a suo agio nei panni del supercriminale di Gotham.
La storia non appare ricca di adrenalina e suspense come ci si poteva aspettare, il film scorre abbastanza piatto salvo in alcune occasioni. Senza nulla togliere alla bellezza delle interpreti, ma il gruppo delle Birds of Prey, non sembra in grado di reggere il confronto con la controparte firmata Marvel. L’idea di mettere una donna a guida di questo lungometraggio non è sbagliata ma la scelta, ricaduta su Cathy Yan, risulta incomprensibile. La mancanza di esperienza da parte della regista cinese naturalizzata statunitense è fin troppo evidente e, a farne le spese, sono anche le sequenze di combattimento che vengono sminuite e male orchestrare, risultando caotiche e mal digeribili. A ciò occorre aggiungere una fotografia dai temi troppo da popstar e la frittata è fatta. Birds of Prey delude le aspettative anche in termini di storia. La sceneggiatura non approfondisce granché del passato di tutti i personaggi (salvo quello di Cacciatrice che è l’unico che viene evidenziato veramente) rendendo impossibile trovare le motivazioni che spingono le ragazze ad agire seguendo questo istinto. La scelta anche di inserire dei flashback raccontati in prima persona da Harley Quinn toglie ogni linearità al film e confonde il pubblico che deve riconoscere gli sprazzi temporali alla ricerca di una collocazione temporale corretta.
Il ritorno di Harley Quinn era forse uno degli eventi più attesi di questo 2020, tuttavia la pellicola lascia molto a desiderare e l’unico punto di forza è sempre lei: Margot Robbie. Anche stavolta, l’attrice australiana, che ha oltretutto prodotto il film, ci consegna l’ennesima performance di grande livello che ne riconosce il puro talento nonché la sua frizzante bellezza. Peccato solo che la candidata all’Oscar non venga propriamente aiutata dalle colleghe di set e non riesca a risollevare un film dalle sorti abbastanza incerte e non propriamente superiore al suo predecessore.

Stefano Berardo

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