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Ben is Back

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VOTO: 7

Il ritorno del figliol prodigo

Dopo essere stato accolto con gran successo al Toronto Film Festival 2018 ed aver vinto il Premio Speciale della Giuria ad “Alice nella Città” nel corso della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma, arriva nelle sale italiane con Notorious Pictures, Ben is Back, dello sceneggiatore e regista Peter Hedges. E quale periodo migliore se non quello dell’affollatissimo cartellone natalizio per portare sul grande schermo un film che parla di famiglia, di legami affettivi e di buoni sentimenti, le cui vicende si svolgono proprio durante le festività. Ma quella del cineasta statunitense, autore dello script di About a Boy, qui alla sua quarta fatica dietro la macchina da presa (tra cui Schegge di April), non è la tipica commedia dispensatrice di sorrisi a buon mercato, ma di emozioni forti che vanno a toccare ben altre corde, ossia quelle dolorose e delicate che fanno capo al dramma domestico.
La pellicola ci catapulta nella vita di Ben Burns, un diciannovenne che sta in una comunità di recupero per alcolisti e tossicodipendenti, che decide di passare le festività in famiglia, presentandosi a casa senza preavviso il giorno della vigilia di Natale. La madre Holly sorpresa lo accoglie a braccia aperte, ma capisce presto che qualcosa non va. Durante le 24 ore successive, la donna farà tutto ciò che è in suo potere per salvare il figlio ed evitare il collasso della propria famiglia.
La sinossi è fin troppo chiara e lascia ampiamente intuire quello che la visione non potrà fare altro che confermare. Ciò che scorre sullo schermo è un racconto carico di sofferenza e al contempo di speranza, che spalanca allo spettatore un ventaglio di emozioni di più o meno forte intensità. Nei suoi 100’ a disposizione Ben is Back, anche non raggiungendo i medesimi punti di ebollizione di un’opera che per tematica e dinamiche le assomiglia moltissimo, vale a dire Beautiful Boy di Felix Van Groeningen, riesce comunque a travolgere chi guarda con momenti emotivamente coinvolgenti. Scene come quelle del centro commerciale, della tavola calda, dell’incontro in comunità tra Cara K e Ben, dell’animato diverbio tra quest’ultimo e sua madre al cimitero, sono spilli appuntiti che si vanno a conficcare nel costato del fruitore. E se tutto questo accade è perché Hedges è in possesso delle chiavi utili a varcare certe porte, le stesse che qui come in passato non ha mai dovuto forzare con facili escamotage o gettando fumo negli occhi per inumidire le guance. C’è da dire che non va in profondità come il collega belga quando si tratta di mostrare le tentazioni e il percorso di auto-distruzione legato all’inferno della tossicodipendenza, ma riesce comunque a restituirne con sufficiente realismo il continuo e disperato percorso di cadute e risalite. Se la pellicola ci riesce lo deve in parte alla scrittura, ma in larga maggioranza all’ennesima straordinaria e potentissima interpretazione offerta dal premio Oscar® Julia Roberts, qui alle prese con una madre coraggiosa che cercherà in tutti i modi di proteggere la propria famiglia, facendo delle scelte drastiche e particolarmente difficili. È lei, così come era stato per Wonder di Stephen Chbosky, a fare la vera differenza e a spostare gli equilibri.

Francesco Del Grosso

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