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Bellissima

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VOTO: 8.5

Al di là delle apparenze

Sempre più spesso ci si chiede quale sia la funzione del cinema, forse ancor più nel caso di quello di finzione. C’è chi rincorre il mero divertissement e chi l’impegno sociale, ma ci sono anche autori e registi che riescono ad unire i due aspetti. Sembrano degli estremi, eppure quando si sposano bene rendono il tutto più fruibile. È questo il caso di Bellissima di Alessandro Capitani.
Premiato a Cortinametraggio 2016 nella sezione Corticomedy per la migliore interpretazione femminile (Giusy Lodi) e come miglior corto e, dopo pochissimo, insignito del David di Donatello, il cortometraggio riesce in dodici minuti a far sorridere ed emozionare bucando letteralmente lo schermo e affrontando una gamma di temi.
Il tutto parte dall’aspetto fisico e in una “regolare” serata in discoteca. La macchina da presa sta sul volto e sul corpo di Veronica (la Lodi), senza esser mai invadente, ma contestualizzandoli prima nel luogo “animato” dalle luci psichedeliche e poi nel bagno in cui si rifugia. Se si pensa anche solo ad All You Can Dream di Valerio Zanoli (2012) con Anastacia, il tema dell’obesità e dello scherno è qualcosa che ha attraversato e attraversa i nostri schermi. La mente va anche a John Travolta nei panni di Edna Turnblad in Hairspray (2007), che vince, grazie a sua figlia, la vergogna dei chili di troppo dopo essersi auto-reclusa per ben undici anni. Un altro titolo impresso nella memoria è Amore a prima svista con Gwyneth Paltrow e Jack Black (2001), dove i fratelli Farrelly premono, talvolta, il piede sull’acceleratore. Bellissima, invece, cerca la sua cifra e mette in campo uno humor nero che ironizza, a momenti, sui problemi alimentari senza però risultare mai irrispettoso. In un modo tutto personale, caratterizzando i personaggi, così concreti e veri anche grazie al “folclore” linguistico, ci si immedesima completamente in Veronica, la quale tenta di celare il proprio corpo tra le pareti del bagno pubblico, tra l’altro degli uomini, e inizia ad incantare con la voce come se fosse una sirena. È il suo pianto fatto di singhiozzi e ferite profonde che attrae l’attenzione del ragazzo di turno, ma cosa accade e ancor più l’epilogo ci auguriamo che potrete scoprirlo da voi.
Basta un’inquadratura e l’obiettivo ha radiografato tutto, non solo questa giovane ventenne, ma anche l’humus intorno, compresi coloro che sniffano. Capitani e la co-sceneggiatrice Pina Turco giocano anche con le parole, strappando così sorrisi, ma non giocano mai coi sentimenti, anzi, si scava proprio nell’interiorità nonostante la durata sia breve. Bellissima lancia più messaggi senza che si rincorra a tutti i costi né il pietismo né il moralismo.

Maria Lucia Tangorra

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