La forza dell’acqua
In concorso alla 2ª edizione del Mescalito Biopic Fest, Be Water di Bao Nguyen è più di un documentario: è un’immersione totale nel mondo della leggenda Bruce Lee. Grazie anche alle testimonianze dirette della moglie Linda Lee Cadwell, della figlia Shannon e dell’allievo Kareem Abdul Jabbar, che si intrecciano senza soluzione di continuità a foto e filmati d’epoca nonché a frames dei suoi film, il regista compie un viaggio nel tempo e nella vita di Lee, mostrandoci l’uomo oltre il mito.
Be Water, sii acqua. L’acqua morbida che fluendo erode la roccia, l’acqua informe che si adatta alla forma che la contiene; il titolo viene da una nota citazione di Bruce, e ben si adatta al suo gung fu (kung fu nella vecchia traslitterazione Wade-Gilles, gong fu nell’attuale Pinyin), i cui movimenti fluidi sono simili a passi di danza, ed alla sua stessa vita. Nato casualmente a San Francisco alla fine del 1940 durante una tournée del padre, cantante d’opera, a soli tre mesi torna ad Hong Kong con la famiglia nonostante i venti di guerra. Spinto dal padre, Bruce inizia presto a lavorare come attore bambino; ma crescendo, i continui scontri con le gang giovanili lo spingeranno verso le arti marziali: il suo Maestro è il leggendario Yip Man (la cui vita ha raccontato in 4 film il regista Wilson Yip, protagonista il carismatico Donnie Yen), che lo introdurrà al Wing Chun. Nel 1959 torna negli Stati Uniti per studiare (ed allontanarsi dai problemi con la polizia causati dal suo vivace temperamento) e seguire la propria strada. A Seattle apre la sua prima scuola di gung fu ed incontra la donna della sua vita: la futura moglie Linda Emery; ma il mondo del cinema torna ad affacciarsi quando, durante un torneo di arti marziali, viene notato e presentato al produttore televisivo William Dozier, che lo ingaggia come braccio destro del protagonista nella serie tv Il Calabrone Verde (The Green Hornet). Un ruolo che, nelle intenzioni iniziali, doveva rispecchiare quello degli asiatici in America: l’obbediente servo orientale. Interrotta la serie dopo solo un anno, Lee apre altre due scuole di kung fu, a Oakland e a Los Angeles, dove diviene maestro di divi come Steve McQueen e James Coburn, e al contempo muove i primi passi nel così razzista cinema americano.
Ma se il razzismo verso i neri, portato nuovamente alla ribalta oggi grazie al movimento dei Black Lives Matter, era ben noto e combattuto (siamo negli anni 60 di Martin Luther King), sotto traccia serpeggiava un razzismo diverso ma non meno diffuso: quello, appunto, nei confronti degli asiatici.
Se durante la seconda guerra mondiale i giapponesi (compresi i cittadini nippoamericani) erano i nemici, da rinchiudere in campi di trasferimento (relocation camp), ed i neri erano da sempre gli schiavi ribelli, i cinesi, arrivati in America nella seconda metà dell’Ottocento come lavoratori indefessi ed a basso costo, erano i servi obbedienti; un gradino più su nella scala gerarchica, ma non ancora a livello di esseri umani. Quella della discriminazione razziale negli Stati Uniti è una ferita sempre aperta, come dimostra la recente attualità, ma che viene oggi messa in discussione; negli anni in cui Bruce Lee cerca di affermarsi nel mondo del cinema, lo scontro è impari. Per diventare leggenda, dovrà tornare ad Hong Kong. Dopo il grande successo dei film diretti da Lo Wei, Il furore della Cina colpisce (1971) e Dalla Cina con furore (1972), Bruce dà spessore al suo personaggio scrivendo e dirigendo L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (The Way of the Dragon o anche Return of the Dragon, 1972) con un antagonista d’eccezione: Chuck Norris. E finalmente anche l’America riconosce la leggenda:
I 3 dell’operazione drago (Enter the Dragon, 1973), diretto da Robert Clouse, è infatti una imponente coproduzione americana-hongkonghese, la cui premiere in Los Angeles sarà il trionfo di Lee. Un trionfo terreno che Bruce, morto prematuramente un mese prima, non vedrà.
In Be Water troviamo la storia dell’uomo e la nascita del mito Bruce Lee, ma anche uno spaccato della società americana dell’immediato e del primo dopoguerra e del mondo di Hong Kong, allora colonia britannica incastonata nel territorio cinese; un incastro perfetto di vita, storia, immagini d’epoca e testimonianze dirette, una danza fluida che non solo dà risalto alla leggenda ma mette altresì in luce la grande forza di Bruce Lee: “si acqua, amico mio, informe e senza limiti”.
Michela Aloisi