Dietro il terrorismo
Anche un onesto filmetto di genere in prevalenza action come Bastille Day, può lasciare qualche rimpianto per l’occasione perduta nelle menti di un pubblico non totalmente omologato. Ciò per diversi motivi. In primis a causa del nome del regista, quel James Watkins partito in quarta con il thriller socialmente destabilizzante Eden Lake (2008), per poi incanalarsi su binari assai più morbidamente commerciali con il fantasy gotico The Woman in Black (2012) e soprattutto quest’ultima fatica, che semina istanze interessanti per effettuare però un raccolto piuttosto di routine.
Innanzitutto pareva un’ idea vincente ambientare un thriller da “intrigo internazionale” in una Parigi ancora ferita, nella triste realtà, dagli attentati terroristici del novembre 2015. Ed anche in Bastille Day il fantasma del terrorismo – non solamente dalle connotazioni islamiche – viene evocato, ma sotto mentite spoglie. Questo perché lo stesso Watkins e l’altro sceneggiatore Andrew Baldwin, seguendo la scia di molti illustri predecessori del genere come ad esempio il primo Die Hard di John McTiernan, trasformano qualcosa di narrativamente destabilizzante, almeno nelle premesse, in un heist movie dalla relativa originalità e quindi nemmeno così spettacolare come sarebbe stato lecito attendersi. Echi hitchcoockiani – molto lontani – investono infatti la vicenda del giovane Michael (il Richard Madden de Il trono di spade, qui tutt’altro che brillante) abilissimo borseggiatore in trasferta francese coinvolto suo malgrado in un attentato che sembra presagire una resa dei conti definitiva verso le autorità locali fissata proprio per il fatidico 14 luglio. Una misteriosa organizzazione minaccia infatti un’esplosione cataclismatica nella capitale, ma per fortuna lo scaltro agente C.I.A. Sean Briar (Idris Elba) si trova in loco ad indagare. Ovviamente scoprirà, assieme al ladruncolo e ad un fanciulla inserita a viva forza nel contesto del plot che nulla è come sembra, con coinvolgimento di pezzi molto grossi dell’establishment transalpino nella vicenda.
Se solo Watkins avesse avuto l’ardire di spingere maggiormente l’acceleratore sul pedale del malcontento sociale e della corruzione nelle alte sfere, Bastille Day sarebbe potuto divenire un piccolo oggetto di culto, sorta di pellicola manifesto su tutti i movimenti “alternativi” che imperversano nei vari paesi europei e non. Purtroppo si è scelta la strada più semplice, quella di un thriller action in cui la cornice di una qualche ambizione rimane pretestuosa ed il contenuto principale resta quello delle armi che fanno fuoco e degli inseguimenti in auto o piedi, ambito nel quale c’è peraltro da segnalarne uno discretamente efficace sui tetti parigini che ricorda molto da vicino quello girato da Roman Polanski in Frantic (1988). Gli appassionati del genere troveranno dunque pane per i loro denti, senza però che Bastille Day compia quel salto di qualità verso il lidi dorati della serie B intelligente. Quel che rimane è un thriller fortemente venato d’azione dove i colpi di scena arrivano telefonati e in dosaggio omeopatico, con Watkins fortemente impegnato a rispettare le rigide regole del simbolico manuale dell’ordinario artigiano, intenzionato in primo luogo a condurre in porto il film senza infamia né lode. Cosi, alla fine, le uniche davvero soddisfatte saranno le ammiratrici di un efficacissimo Idris Elba, per l’occasione impegnato con successo a ripercorrere i passi di un Bruce Willis d’antan dalla battuta pronta e dall’ingegno sviluppato, nonché perfettamente a proprio agio nel riproporre la candidatura di se stesso – con più di qualche fondamento – come primissimo 007 di colore a seguito dell’annunciato abbandono del prestigioso ruolo da parte di Daniel Craig. Dopo Barack Obama Presidente U.S.A., forse un altro inviolabile tabù potrebbe essere prossimo a cadere….
Daniele De Angelis