Regola numero 1: tutti mentono
Nel 2014 il bel film The Lincoln Lawyer, diretto da Brad Furman, portava sul grande schermo il personaggio creato dallo scrittore americano Michael Connelly. Ad interpretarlo era stato chiamato Matthew McConaughey. Oggi Netflix riporta lo stesso personaggio alla ribalta in un nuovo adattamento seriale curato da Ted Humphrey e lo specialista di legal dramas per il piccolo schermo David E. Kelley. Alle nostre latitudini la serie è stata distribuita con il titolo Avvocato di difesa. La prima cosa che notiamo è che non si tratta di un adattamento pedissequo dell’originale di carta. Pur prendendo le mosse dal secondo titolo (La scelta) della serie dedicata all’avvocato che tanto ama muoversi a bordo delle sue Lincoln mentre studia i casi, l’opera di Netflix cerca di discostarsi e trovare una propria indipendenza. Ed uno degli elementi che più saltano all’occhio è l’assenza dell’altro celebre personaggio creato da Connelly, il detective della polizia di Los Angeles Harry Bosch.
A questo si somma una certa differenza con le pagine originali. Michael Connelly predilige atmosfere che vanno dal giallo al thriller. Qui invece, probabilmente per l’influenza di David E. Kelley, ci troviamo maggiormente alle prese con atmosfere più squisitamente aderenti al legal drama propriamente detto con un’attenzione maggiore alle dinamiche legali ed a quanto avviene in aula, piuttosto che all’azione ed al lavoro investigativo su strada.
Questo, seppure è una scelta logica e quasi naturale, in qualche modo limita la serie Netflix e la appiattisce su se stessa. Certo la Los Angeles dei romanzi di Connelly non ha la nerezza e l’ambiguità di quella ritratta nei libri di Erle Stanley Gardner con protagonista l’iconico avvocato Perry Mason, per citare il primo e più famoso esempio che viene in mente guardando la serie, o in quelli di James Ellroy, che della Los Angeles noir ha creato un vero e proprio mito; ma ha comunque saputo creare un ambiente labirintico e di difficile comprensione con un indiscusso fascino. Un labirinto nel quale al nostro avvocato, interpretato qui da un credibile e sfaccettato, seppur perdente nel raffronto con McConaughey, Manuel Garcia-Rulfo, sfugge di tenere a mente la regola fondamentale per ogni avvocato di difesa: tutti mentono; una dimenticanza che gli porterà non poche complicazioni. Nota di merito per il cast, che appare ben scelto ed in parte, nel quale spiccano una combattiva e sempre affascinante Neve Campbell ed una frizzante Becki Newton.
Avvocato di difesa è una serie che attrae e tiene incollati grazie ad un meccanismo giallo ben funzionante e mai scontato, tuttavia può mostrare qualche momento di debolezza verso il finale quando l’impianto da procedural si rivela un poco farraginoso ma viene salvato dai colpi di scena a ripetizione. Una serie leggera e godibile il cui finale aperto lascia intendere, al di là di quanto sia diventato fattore comune a tanti prodotti seriali, un prosieguo per una seconda stagione che aspettiamo con piacere.
Luca Bovio