Naufragio nell’Artico
Non c’è nessun pallone Wilson a tenere compagnia al protagonista di Arctic, però il personaggio della vicenda, come già faceva Chuck Noland (Tom Hanks), riesce ugualmente a ingegnarsi per sopravvivere nel glaciale Artico, per non soccombere alla tragica situazione e non perdere il lume della ragione. Arctic di Joe Penna si potrebbe definire come una variazione di Cast Away, essendo anche la pellicola di Robert Zemeckis una storia di naufragio estremo, in cui il protagonista è completamente solo e perduto in un luogo isolato. Se lì c’era un’isola non mappata, qui c’è il noto Artico con le sue temperature estreme. Ambedue, comunque, varianti che prendono spunto dalla matrice letteraria “Le avventure di Robinson Crusoe”, romanzo d’avventure scritto da Daniel Dafoe nel 1719.
Arctic, visto al festival Cineuropa#32, segna l’esordio nel lungometraggio cinematografico del brasiliano Joe Penna, molto più noto come musicista, filmaker e youtuber. Proprio su Youtube, attraverso il suo canale personale denominato “Misteryguitarman”, Penna si diverte a pubblicare i suoi video. Brevi shorts in cui è l’autore totale, dalla regia alla produzione, passando per la recitazione (ma sarebbe meglio utilizzare il termine inglese “To Play”, perché oltre che recitare, suona anche gli strumenti e gioca con la musica e le immagini). L’aspetto pirotecnico e da “one-man-show” che lo hanno reso noto, si tramuta in Arctic in una messa in scena completamente differente, lontana da quelle svariate clip che ha realizzato in precedenza, con un approccio alla materia filmica più umile. Joe Penna, si potrebbe dire giocando (to play), esordisce in punta di penna, con una messa in scena di ascendenza molto più classica, evitando, quando è possibile, di strafare con scene di facile presa emotiva. Un esordio difficile, seppure impostato su pochi elementi (un personaggio, un ambiente desolato, una tragedia umana, l’arrivo di un secondo personaggio muto), che fa leva su una narrazione quieta nel procedere, però rivestita da una perenne tensione, quasi da thriller (la presenza minacciosa dell’orso), e che rispecchia bene quella che opprime il solitario protagonista caduto in questa immensa landa desolata. Già, perché il bianco e sconfinato Artico gioca una parte da co-protagonista, essendo l’ostacolo o il nemico, che sfida Overgard a lottare e sopravvivere. Sceneggiato da Penna con l’altro esordiente Ryan Morrison, in precedenza screenwriter di cortometraggi, Arctic riesce a superare la prova nel saper reggere alla durata della proiezione, seppure ci siano momenti che ricordano scene già viste in altre pellicole (oltre al già citato Cast Away, ci sarebbe un poco di Alive – Sopravvissuti di Frank Marshall del 1993 o, nella scena in cui il protagonista cade nel crepaccio, vi è una situazione molto simile a quella di 127 ore di Danny Boyle del 2010). Oppure, altra pecca, l’ottimistica – seppure inevitabile – coda finale, che sminuisce un poco l’asciuttezza narrativa fin lì creata. A questo attento lavorio di messa in scena, si aggiunge l’interpretazione di Mads Mikkelsen (in precedenza confinato a ruoli di comprimario come ad esempio in Doctor Strange o Rogue One: A Star Wars Story), che riesce a dare una convincente fisionomia a questo personaggio in piena sofferenza.
Roberto Baldassarre