Se non ci fossero gli smartphone
Cosa accadrebbe se si potesse tornare indietro nel tempo anche soltanto di un minuto? Probabilmente, si riuscirebbe a risolvere parecchi problemi. Una situazione, la presente, che, tuttavia, rimanda inevitabilmente a qualcosa di già visto. Già nel (non troppo) lontano 2006, infatti, lo statunitense Frank Coraci aveva messo in scena una situazione del genere in Cambia la tua vita con un click, brillante commedia tutto sommato pulita e gradevole. E così, ben tredici anni più tardi, ecco arrivare una risposta dall’Italia, sull’ondata della smartphone-mania diffusasi negli ultimi anni. Stiamo parlando di Appena un minuto, opera seconda di Francesco Mandelli dopo Bene ma non benissimo.
La storia messa in scena, dunque, è quella di Claudio (Max Giusti), un agente immobiliare di cinquant’anni, divorziato e con due figli. Dopo aver seguito il consiglio di un amico, il quale gli suggeriva di comprarsi il suo primo smartphone, Claudio scoprirà che quello che ha acquistato non è un telefono qualunque, bensì ha una particolare applicazione che gli permette di andare indietro nel tempo di un minuto. Basterà questo a mettere ordine nella sua vita?
Se già l’opera prima di Mandelli non ci aveva convinto molto, stesso discorso, purtroppo, vale per questo suo secondo lungometraggio, dove, di fianco a un cast ben nutrito (di cui, oltre a Giusti, fanno parte Paolo Calabresi, Dino Abbrescia ed Herbert Ballerina, oltre alla partecipazione di Loretta Goggi e di Enzo Garinei) e a gag che, di quando in quando, riescono a strappare un sorriso, ci troviamo di fronte a un lavoro decisamente banale e fortemente prevedibile. Colpa, in questo caso, soprattutto di una sceneggiatura che vede al proprio interno personaggi quasi innaturali e stereotipati (primo fra tutti, il figlio del protagonista, appassionato di rap) e di risvolti narrativi che possiamo facilmente immaginare già pochi minuti dopo essere entrati nel vivo della vicenda. Ed è proprio la prevedibilità la principale pecca di un lavoro come il presente. La prevedibilità unita anche a una regia a tratti maldestra, che vede, tuttavia, in un montaggio di scene ripetute all’infinito (vedi, ad esempio, i numerosi tentativi da parte di Claudio di segnare un gol durante una partita di calcetto, così come la scena in cui lo stesso tenta ripetutamente di investire con la macchina il nuovo marito di sua moglie), forse, una delle sue trovate migliori. Eppure, tutto ciò, non è sufficiente a far sì che un lavoro possa dirsi realmente riuscito.
A poco, dunque, servono le complessivamente buone interpretazioni degli attori. Così come a poco serve anche la trovata stessa di dare il via a tutta la vicenda partendo proprio da uno smartphone. Il problema principale di un lavoro come Appena un minuto, purtroppo, è proprio quello di somigliare come una goccia d’acqua alla miriade di commedie del genere che ogni anno vengono prodotte copiose nel nostro paese. Al termine della visione, dunque, c’è da chiedersi una cosa: per quanto tempo dopo la sua permanenza in sala ci si ricorderà ancora di questo secondo lavoro di Mandelli? La risposta, purtroppo, può essere facilmente immaginata.
Marina Pavido