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Alienoid: Return to the Future

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VOTO: 8

Beware of the Alien Nation

Un paio di anni fa eravamo tra coloro che, al Trieste Science + Fiction Festival, erano rimasti col fiato sospeso, in fremente attesa che le “passeggiate nel tempo” di umani, alieni e creature robotiche del primo Alienoid giungessero a conclusione, nell’attesissima seconda parte del dittico realizzato da Choi Dong-hoon. Durante questo 26° Far East Film Festival tale auspicio si è realizzato. Le due parti dell’avvincente opera cinematografica coreana si sono ricongiunte. E al netto di una preferenza “di misura” per la prima parte, anche Alienoid: Return to the Future non ha deluso le aspettative…

Essendo stato analizzato l’incipit di Alienoid più minuziosamente in separata sede, sulla nostra rivista, passeremo un po’ a volo d’uccello sulle coordinate essenziali della trama. Avevamo lasciato i nostri eroi alle prese con un intricato paradosso temporale: mentre nella Corea del XIV secolo è in fase di svolgimento uno scontro cruciale tra semplici umani, stregoni, creature aliene ribelli e sorveglianti robotici, per il possesso di quella “lama divina” il cui potere diventerà determinante invece per gli eventi del XXI secolo, proprio in quest’altra epoca l’umanità sotto attacco appare a rischio estinzione, per l’audace colpo di mano di quegli alieni intenzionati a usare una tecnologia avanzatissima per sostituire l’atmosfera terrestre con una differente e congeniale soltanto a loro.
Il segmento narrativo degli anni duemila, coi suoi contorni apocalittici correlati all’agire di alieni giunti sulla terra come “parassiti” o comunque come “ospiti” di altri organismi, qualche suggestione affine a un altro dittico fantascientifico scoperto anni fa a Udine, Parasyte – Part 1 e Part 2 del Maestro del genere Yamazaki Takashi, ce l’ha senz’altro lasciata. In Alienoid: Return to the Future è però la traccia fantasy ambientata nel passato, in costume, a soddisfare maggiormente l’appetito di meraviglia ed epos autentico dello spettatore. Per quanto rispetto ai personaggi principali e alla loro caratterizzazione manchi “l’effetto sorpresa” del primo capitolo, questo capitolo conclusivo traccia comunque parabole seducenti: dalla scoperta relativa all’origine di “Zampa destra” e “Zampa sinistra”, i due gatti antropomorfi contenuti nel ventaglio magico, alla comparsa di uno spadaccino cieco dalle notevoli abilità, la cui figura grande rilevanza avrà anche negli eventi futuri, passando naturalmente attraverso i trucchi di alcuni dei personaggi con maggior appeal dell’intero racconto, ovvero la divertentissima coppia di stregoni.

Nel “ritorno al presente” e nel confronto finale con la cricca aliena manca forse un po’ di quella verve che aveva caratterizzato, al contrario, certi magici duelli nella Corea del passato. L’impressione è anzi che la questione si risolva un po’ troppo rapidamente rispetto a quanto calato sul piatto fino ad allora. Ma nell’insieme la mini-saga di Alienoid non cessa, dall’inizio alla fine, di affascinare e divertire il pubblico, regalando anche dopo la risoluzione della minaccia più grave qualche passaggio attraverso le epoche, qualche viaggio a sorpresa nel tempo, assolutamente in grado di cementare la presa emotiva dell’opera.

Stefano Coccia

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