Distanze
Oggi, martedì 20 febbraio, è in programma al Circolo ARCI Arcobaleno di Roma un nuovo appuntamento con il Concorso Cortometraggi di Indiecinema Film Festival, terza edizione. Nel corso della serata, assieme a due corti italiani (La città oltre il tunnel di Lucilla Colonna, che sta compiendo un percorso lusinghiero attraverso vari festival, ed un lavoro di derivazione teatrale, Il gioco delle maschere folli di Achille Concerto), verrà proiettato anche un piccolo film giunto da molto lontano. Dall’Australia, per la precisione. Sebbene le sue radici affondino in un luogo non meno remoto come Taiwan. Ovvero il paese d’origine della regista, Ying Chu, di cui ci è stato permesso di vedere in anteprima il cortometraggio in questione: Ah-Ma: A Tale of Two Generations.
Generazioni diverse. Distanze difficili da colmare. Ponti tra culture da creare attraverso l’arte. Un po’ come il celebre connazionale Ang Lee, che per anni ha fatto da ponte coi suoi film tra Oriente e Occidente, la giovane regista e produttrice taiwanese stabilitasi in Australia da giovanissima tesse nel corto, a partire evidentemente da suggestioni autobiografiche (stando anche a certe dichiarazioni raccolte in rete), una trama in cui la musica e la danza diventano sostrato comune, strumenti che nella loro bellezza aiutano a valicare li duplice ostacolo rappresentato dallo Spazio e dal Tempo.
Vi è nella casa di famiglia, a Taiwan, un’anziana signora oramai consumata dalla demenza senile, l’assistente sociale in visita la chiama Ah-Ma, che un tempo però era stata grande interprete dell’opera taiwanese. Ossia il Gezaixi (i歌仔戲), una variante dell’opera tradizionale cinese, Xiqu (戲曲), che si sviluppò nell’isola di Taipei a partire dai primi del ‘900. Ah-Ma ha visto emigrare parecchi anni prima la figlia assieme alla nipotina Na-Na, cui era molto affezionata; e che continua a comparirle in qualche frammentario ricordo.
Ora Na-Na si è fatta grande: una giovane ballerina che, riprendendo alla sua maniera talenti già presenti nel proprio albero genealogico, si è specializzata in terra australiana nella danza moderna. Ha anche all’orizzonte uno spettacolo molto atteso, una performance a due la cui importanza per la sua carriera le farà bistrattare all’inizio l’invito, rivoltole dalla madre, a prendere un aereo e andare insieme a trovare la nonna. Con conseguenze che saranno inevitabilmente dolorose. Ma sarà poi un dono inaspettato a colmare quel sopraggiunto senso di vuoto e di scollamento dalle proprie origini…
Usando insomma metonimicamente uno splendido abito, di quelli adottati tradizionalmente negli spettacoli di Gezaixi, Ying Chu riesce nel corto a ricucire anche a livello simbolico lo strappo creatosi a livello famigliare. Si delinea così, attraverso l’arte, la danza, il canto, un quasi magico abbattimento delle barriere del Tempo, che la regia raffinata della giovane cineasta aveva già reso palpabile nella continua contrapposizione tra il presente e l’infanzia, condensata in qualche fulmineo ma oltremodo significativo flashback.
Giancarlo Marmitta