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Aeffetto Domino

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VOTO: 8

Tutte le tessere del mosaico

Lorenzo è un ragazzo come tanti: vitale, appassionato e con un grande sogno nel cassetto. E pur essendo i nostri animi di spettatori abituati a quelle trame che si svolgono proprio nell’inseguimento di quel sogno, il momento in cui ci imbattiamo nel nostro eroe, è quello in cui lo ha già realizzato: avvolto in un’ampia tunica alabastrina, lo vediamo aggirarsi per un grande emporio, di quelli che si trovano nei paesi del Medioriente, di quelli dove ci si scambiano merci, colori, sorrisi, momenti. E con una carrellata di immagini che non lascia spazio alla fantasia, capiamo nel giro di pochi fotogrammi che quel grande emporio non ha nulla di levantino, ma si colloca piuttosto, in quella terra che, con una punta di superbia, chiamiamo terzo mondo. “Va e viene la linea, dimmi!” Con il suo inseparabile dispositivo in mano, tenta di comunicare con qualcuno che è sicuramente lontano da lui. Di campo ce ne è poco, ma quel minimo gli basta per ricevere la notizia che gli sconvolgerà l’esistenza: il nostro eroe deve rientrare a casa. E, contrariamente agli intrecci più convenzionali, dove a un momento idilliaco consegue uno sconvolgimento e una lotta per ritrovare l’equilibrio perduto – che poi non sarà più lo stesso di prima – in Aeffetto Domino Fabio Massa sembra si sia divertito a smontare e rimontare la propria pellicola, creando una trama fatta di flashback e flashforward che, tuttavia, trovano una loro coerenza e una loro armonia in un racconto tutto da ricostruire, dal momento finale, che compare proprio all’inizio della trama, al momento iniziale, passando per un’infinita sequenza di episodi apparentemente indipendenti l’uno dall’altro, ma, in realtà, perfettamente collegati, come tante piccole tessere di un mosaico che solo se messe insieme sono in grado di formare l’immagine; ovvero, in questo caso, la storia di un ragazzo che, colpito da un melanoma, si trova costretto a rientrare in patria dopo aver realizzato il suo sogno di andare a insegnare in Africa.

Autore e interprete del suo Lorenzo, il regista sembra aver dedicato allo studio del personaggio una cura e una scrupolosità che alimentano il nostro spirito di immedesimazione, trascinandoci nella sua vita, nel suo mondo, fatto di un padre con cui ha instaurato un rapporto destinato a rompersi di fronte a una realtà che non riesce ad accettare e una madre certamente affettuosa ma che rischia di rimanere in ombra rispetto alla figura paterna, il rapporto con la quale rimane certamente molto più utile ai fini del racconto.
Ed è così che si svolge la narrazione di Aeffetto Domino, con una serie di luci e ombre che mettono a fuoco questo o quell’aspetto del giovane Lorenzo, e ci raccontano la vita di un ragazzo che era arrivato a realizzare il suo sogno non senza dover combattere, non tanto per la fatica e l’impegno richiesti dall’impresa, quanto per le reazioni delle persone a lui più vicine. Quelle che avrebbero dovuto sostenerlo, quelle che avrebbero dovuto gioire per la sua realizzazione. Ed ecco che la trama che racconta il crollo fisico di un giovane come tanti, diviene anche una trama atta a parlare di rapporti, dinamiche, incomprensioni, con un’attenzione ai dialoghi e alla psicologia dei personaggi che rendono la pellicola credibile fino alla fine.

Un finale, tuttavia, che forse cede un po’ troppo ai sentimentalismi, con il rischio di perdere quel ritmo che ci aveva conquistato nella prima parte. Una carenza di poco conto, se pensiamo che dopo il successo italiano, il film ha varcato i confini nazionali e dal 20 Ottobre ha cominciato a essere distribuito anche in Germania.

Costanza Ognibeni

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