Parola d’ordine: speranza
L’America Latina, si sa, negli ultimi decenni ne ha viste davvero di cotte e di crude. Ed ancora oggi si sente il peso che alcune tra le più terribili dittature degli ultimi anni hanno avuto sul destino di intere popolazioni. Grazie, però, a figure come il Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel, si può respirare, finalmente, una ventata di speranza, dal momento che è anche grazie a personaggi come lui che – dal secolo scorso – si sono fatti non pochi passi avanti per quanto riguarda i diritti dei cittadini latinoamericani. Ed è proprio attraverso gli occhi dell’artista ed attivista politico – nel documentario Adolfo Perez Esquivel – Rivers of Hope, diretto dalla documentarista e a sua volta attivista Dawn Gifford Engle, e presentato in anteprima, come film di chiusura, alla XV edizione del Rome Independent Film Festival – che ci vengono raccontati gli ultimi, difficili ottant’anni di storia dell’America Latina. Un viaggio che, senz’altro, si preannuncia oltremodo stimolante e che, di certo, alla fine della visione, non delude lo spettatore. Ma andiamo ad analizzare a fondo la questione.
Interessante figura, quella di Adolfo Perez Esquivel. Da amante dell’arte e studioso, fin da giovanissimo si ritrova coinvolto in prima persona nei tristi avvenimenti accaduti nel suo paese, l’Argentina. Coinvolto a tal punto, da entrare a far parte, dopo pochi anni dal suo inizio come attivista, dei desaparecidos (salvandosi, in seguito, miracolosamente), per poi diventare prigioniero politico e continuare a svolgere la sua attività anche dall’estero. E, sebbene al giorno d’oggi le dittature siano sparite e si siano ottenuti parecchi diritti rispetto al passato, Esquivel continua tutt’ora a battersi per il bene della propria nazione, quale combattente instancabile ed idealista che è sempre stato.
Interessante operazione – anche se spesso già abbondantemente adoperata come soluzione finale in parecchi documentari – quella di alternare le interviste a filmati di repertorio, fotografie e girato. Il tutto, senza dubbio, contribuisce a dare ritmo ed a rendere ancora più accattivante un tema che già di per sé attira l’attenzione di molti. Se, poi, si aggiunge anche una chiara e – per quanto possibile – esaustiva spiegazione degli avvenimenti storici, oltre ad un’indovinata e, soprattutto, mai eccessiva o “invadente” musica (composta, peraltro, dalla stessa signora Esquivel), ecco che abbiamo un documentario di tutto rispetto che, pur non distinguendosi per una marcata o innovativa autorialità, resta comunque un prodotto valido ed intellettualmente onesto.
Perché, di fatto, il punto è proprio questo: data la portata di determinati avvenimenti ed il breve periodo di storicizzazione trascorso, uno dei rischi che maggiormente si corrono nel momento in cui si decide di girare un documentario in merito, è proprio quello di autocommiserarsi, di piangersi addosso. Ma, fortunatamente, questo non è il caso di Adolfo Perez Esquivel – Rivers of Hope, che, al contrario, come già si può intuire dal titolo, ciò che maggiormente vuole trasmettere è proprio una ventata di speranza nei confronti del futuro, che, energica e “rigenerante” come l’acqua fresca di un fiume, non manca di toccare tutti noi, al termine della visione.
Marina Pavido