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Abigail

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VOTO: 7

Balla, balla, ballerina

Se siete alla ricerca di un horror disturbante, di quelli capaci di impiantarsi nella retina e non lasciarvi più, ebbene avete sbagliato film. Ma se avete voglia di una horror-comedy scatenata, tinta ovviamente dello splatter più genuino, avete compiuto senz’altro la scelta giusta: Abigail.
Per quale motivo ci esprimiamo con tale sicurezza? Due nomi: Matt Bettinelli – Olpin e Tyler Gillette. Due registi – altrimenti conosciuti come membri principali del collettivo Radio Silence, la cui genesi e storia meriterebbe un film a parte – dalla conoscenza enciclopedica del genere, per cui capaci di smontarlo e rimontarlo a piacimento. Nonché in grado di iniettare nel materiale narrativo robustissime dosi di ironia. Forse i numeri uno del campo, assieme al Christopher Landon della mini-saga Auguri per la tua morte (partita nel 2017) e Freaky (2021)
Nel caso di Abigail conviene non soffermarsi troppo sulla trama, quasi un canovaccio di routine pittosto abusato, per abbandonarsi ad una sorta di cavalcata orrorifica su tutto ciò che il sottogenere specifico ha saputo partorire negli ultimi quaranta o cinquant’anni. Ad ogni modo. Rapire a scopo di riscatto la bambina del titolo pare davvero un colpetto di irrisoria facilità. Ballerina di talento con famiglia ricca e “distratta”. Bastano alcuni raccogliticci complici e il piano è completato. Il problema è che la fanciullina nasconde più di qualche segreto…
Via allora con il sangue e le risate, peraltro arricchite da sottotesti assolutamente pregnanti. Tipo la solidarietà femminile, l’immancabile patriarcato (occhio al colpo di teatro finale) preso di mira nonché equiparato per l’occasione ad un vampirismo del tutto ripiegato sul potere materiale e persino qualche sottile accenno ad una lotta di classe che prevede il ricco giocare al gatto col topo con i bisognosi economicamente. Così va il mondo, del resto. Se invece si chiudono entrambi gli occhi sulle istanze “sociali” – peraltro inserite in modo abbastanza spontaneo nel tessuto narrativo – propugnate da Abigail, allora è lecito sbizzarrirsi ad indovinare tutte le citazioni messe in campo dall’ineffabile duo Matt Bettinelli – Olpin e Tyler Gillette. Dal Wes Craven de La casa nera (tutto il film è ambientato all’interno di una grande magione), dal primo e inimitabile Ammazzavampiri di Tom Holland (1985). Fino a Dario Argento oppure al Poltergeist di Tobe Hooper (1982) con la piscina a brulicare di cadaveri. E molto altro. Un’autentica sfida alla memoria cinefila. O magari un invito al ripasso per le nuovissime generazioni, audience alla quale è senz’altro indirizzata l’opera in questione.
Il tutto servito da un cast perfettamente all’altezza tra cui spiccano una meravigliosa Melissa Barrera (già al lavoro con il duo registico negli ultimi due episodi del franchise Scream) di culto nel tradizionale ruolo di scream-queen che fa molto anni ottanta e un’ottima Alisha Weir nella parte di Abigail, tenerissima nel mostrare le paure di una situazione in apparenza drammatica ma pronta a trasformarsi repentinamente da preda in cacciatrice.
Cinema ludico, senza dubbio. Che gioca d’accumulo e per questo potrà infastidire palati cinematografici troppo esigenti. Ma anche cinema capace di raggiungere forme molto alte di intrattenimento, pur partendo da un genere considerato a torto “basso” dalla critica maggiormente ottusa. Se il precedente Finché morte non ci separi (2019) poteva contare, a nostro avviso, su una maggiore originalità del plot, anche questo Abigail fa la sua brava figura, andando a toccare altri punti sensibili del numeroso pubblico di appassionati. Meritevole perciò di consigliata visione.

Daniele De Angelis

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