Bugie o verità?
C’è chi combatte con mille ansie e insicurezze pur avendo una vita agiata e una carriera solida alle spalle. Poiché, i soldi, il successo e una carriera sfavillante non possono lenire le problematiche di un individuo. La regista newyorchese Nicole Holofcener (classe 1960) ritorna al cinema con A dire il vero (You Hurt My Feelings), il suo settimo lungometraggio, presentato al Sundance Film Festival 2023, uscito nelle sale italiane l’8 febbraio, distribuito da Vertice360.
La storia attorno a una coppia sposata da anni. Beth (Julia Louis – Dreyfus), una professoressa di scrittura creativa in procinto di pubblicare il suo primo romanzo, che scopre che il marito, Don (Tobias Menzies), noto psicoanalista, detesta il manoscritto, generando in lei una serie di insicurezze. Non è da meno Don, angosciato dall’idea di invecchiare e deciso a sottoporsi a una blefaroplastica. Riusciranno i due a superare le loro insicurezze? Tra l’altro trasmesse a Elliott, loro figlio, che proprio come sua madre ha scritto un romanzo.
Un’opera alla Woody Allen questa della Holofcener, ambientata tra l’altro nella Grande Mela con al centro una coppia alle prese con le propri nevrosi e insicurezze. Tra l’altro, il patrigno della Holofcener ha prodotto diverse opere di Allen, e non poteva essere un caso che quest’ultima abbia come riferimenti alcuni temi cari al grande Woody. Inoltre, A dire il vero, ha dei dialoghi brillanti che sembrano ricordarci alcune opere alleniane come: Manhattan (1979) e Mariti e Mogli (1992), seppur prendendo debitamente le distanze dalle loro trame. Non possiamo che elogiare la meravigliosa interpretazione di Julie Louis – Dreyfus, qui alla sua seconda collaborazione con la Holofcener, dopo Non dico altro (2013). La Dreyfus è un’attrice di razza, lo si vede dalle innumerevoli candidature agli Emmy (ben ventisette) e undici statuette vinte. In quest’opera trova a fargli da spalla un egregio Tobias Menzies, che non è da meno, contribuendo alla buona riuscita dell’opera, supportata da una recitazione non enfatizzata, fatta di tempi comici perfetti e di un’ironia talvolta pungente. Le mille sfaccettature che compongono un rapporto di coppia collaudato, ma usurato da alcune insicurezze che riescono a minare anche un matrimonio ventennale, vengono raccontate attraverso la macchina da presa della Holofcener mostrandoci dei primi piani sui volti dei protagonisti, seguendoli passo dopo passo nel loro percorso fatto di bugie, parole non dette, mezze verità, laddove qualsiasi cosa sembrava essersi mostrata, in realtà non era così.
A dire il vero si rivela un’opera in grado di raccontare con grande ironia le insicurezze che possono crearsi in un rapporto di coppia, perché si sa a volte una bugia può rivelarsi utile a non generare una reazione a catena che può portare inevitabilmente a determinate conseguenze.
Giovanna Asia Savino