Jonah Hill e Channing Tatum, i nuovi re dell’action comedy
Una commedia ricca d’azione e una parodia costante: è 22 Jump Street, il sequel di 21 Jump Street sempre diretto da Phil Lord & Christopher Miller.
Gli agenti Schmidt e Jenko, questa volta, si catapultano al college, in incognito, per seguire le tracce di una sostanza stupefacente che ha già mietuto la sua prima vittima tra gli studenti. Sostanzialmente la trama del film è identica al suo primo capitolo, eppure qualcosa è cambiato. I due agenti non sono più una coppia fresca, ma coltivano un rapporto maturo. Catapultati al college, i due affrontano, per così dire, la classica “crisi del settimo anno”, che costituisce un nuovo elemento esilarante dell’impasto filmico.
I registi impressionano sulla pellicola i risvolti ironici del proprio rapporto di amicizia e lavoro, infatti Phil Lord e Christopher Miller sono amici fin dal liceo. La risata si appella alle regole dello straniamento e si ride a crepapelle grazie alle riflesse dinamiche del “matrimonio” su una coppia di agenti di polizia. Schmidt e Jenko sono davvero un binomio esplosivo; la consonanza fra i due è il frutto di un’estrema diversità fisica e caratteriale, che ricorda tanto la gloriosa accoppiata Dean Martin e Jerry Lewis.
La formula vincente di questo spassoso ingranaggio è quindi semplice e funzionale: parentesi paradossali si coniugano con la realtà; e l’azione eroica, incalzata da colonne sonore enfatiche, si mescola alle gag comiche dei protagonisti. Per farla breve: la commedia abbraccia il ritmo del poliziesco, generando un prodotto divertente e senza forzature. Afferma infatti Lord: “Abbiamo cercato di rendere le scene di azione un grande momento di comicità. Se non c’è lo scherzo, il film non funziona “.
Quindi se da un lato 22 Jump Street segue le orme della parodia al poliziesco agganciandosi a film come Una pallottola spuntata o Bad Boys, dall’altro aggiunge al pacchetto un ritmo serrato e ben studiato, che tiene lo spettatore in bilico tra la risata e l’azione. Ottima la sceneggiatura in cui le battute comiche, di natura essenziale, sono pregne di carica umoristica e dimostrano una decisa intelligenza autoriale; come disse Peppino De Filippo “è più facile far piangere che ridere”. Sono molte le citazioni cinematografiche: quella più evidente si riferisce a Spring Breakers di Harmony Korine, nella sequenza iniziale del film, in cui la Festa di Primavera è appena iniziata.
Il film costato 50 milioni di dollari, ha già incassato 270 milioni in tutto il mondo, aggiungendo un altro grande successo ai due registi, già sulla cresta dell’onda per merito dei loro ultimi film Piovono Polpette e The Lego Movie.
In definitiva, un film che merita il suo successo, perché si avvinghia a un umorismo “pulito” e ingegnoso, citazionista e mai sguaiato.
Federica Bello