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Tomorrowland – Il mondo di domani

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VOTO: 7

Sognatori di futuro

La “fusione a freddo” tra la spettacolarità poetica del regista Brad Bird e la scrittura trascendente dello sceneggiatore Damon Lindelof può dirsi riuscita, seppur leggermente ingabbiata nei confini più o meno angusti che casa Disney stabilisce per i suoi prodotti a denominazione d’origine controllata. Ci stiamo ovviamente riferendo all’atteso Tomorrowland – Il mondo di domani, seconda fatica live action a seguire il riuscito Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011), in cui già Bird aveva dato prova di riuscire a mantenere miracolosamente intatta, dopo le gemme targate Pixar Gli incredibili (2004) e Ratatouille (2007), la capacità di “cartoonizzare” cinematograficamente un film con attori in carne e ossa.
Il pregio principale di Tomorrowland è quello di aver messo una confezione tecnica come sempre curatissima al servizio di una storia che, pur difettando in alcuni frangenti di originalità e chiarezza, incorpora un messaggio quanto mai attuale e necessario riservato ai teen-ager; i quali rappresentano in tutta evidenza il target finale del film, oltre magari alle ammiratrici di un George Clooney che per l’occasione centellina con cura la sua presenza come un divo navigato. Al centro della narrazione, infatti, troviamo un’intraprendente adolescente (ottimamente interpretata dall’emergente Britt Robertson) a cui viene recapitata una misteriosa spilletta in grado di aprire le porte di un’altra dimensione parallela alla nostra, una sorta di mondo futuribile e perfetto progettato in un passato remoto dalle menti elette del nostro mondo. Ma quando la ragazza, accompagnata nell’impresa da Frank Walker (Clooney) – un uomo che da bambino aveva avuto modo si visitare l’altro mondo in questione – e da una piccola ma agguerrita cyborg in versione guida virgiliana, scoprirà che il futuro della Terra conosciuta è agli sgoccioli, si passerà all’azione nel tentativo di evitare l’irreparabile. E, trattandosi di film Disney, il finale non è impossibile da indovinare… Ciò che invece poteva non essere così scontato è l’esplicitazione di un messaggio etico e politico di un certo peso: quello cioè di salvaguardare innanzitutto le proprie utopie mantenendo intatta la possibilità di sognare ad occhi aperti – e, volendo approfondire il discorso, pare evidente la metafora strettamente cinematografica propugnata dal film, dato che la Settima Arte è tuttora il medium più popolare per far volare alta la fantasia – mentre ad un’oligarchia democraticamente distribuita tra i vari ceti sociali dovrebbe essere affidata la direzione di un mondo divenuto finalmente uno, sintesi inevitabilmente felice tra eccellenza e bassi istinti.
Al tirar delle somme l’umanesimo intangibile di Brad Bird pare aver avuto la meglio sulla spiritualità che da sempre anima i lavori di Damon Lindelof (i serial televisivi Lost e The Leftovers ma anche il Prometheus di Ridley Scott), il quale però deve aver avuto carta bianca nell’infarcire Tomorrowland di riferimenti auto-referenziali – in controluce si potrebbe persino leggere un indizio sulla genesi del celeberrimo Lost, nel segmento narrativo della porta d’accesso verso un’isoletta sperduta del Pacifico. Ma anche il compito del personaggio di Clooney ricalca quello dei “guardiani” del bunker nel serial appena menzionato… – e citazioni assortite rivolte a molto del cinema fantastico dagli albori del cinema sino ad oggi, tra la saga di Terminator e George Lucas. E anche se, come si accennava in precedenza, la mano della Disney a tenere a freno i voli pindarici degli autori si sente eccome, soprattutto in quei momenti durante i quali Tomorrowland ambirebbe a diventare un film-manifesto per i giovani degli anni 2.1 come ad esempio Breakfast Club di John Hughes lo fu per i loro omologhi degli anni ottanta, lo spettacolo offerto dal film di Bird risulta alla fine oltremodo godibile proprio per la sua natura intrinseca di opera “macedonia” nella quale divertirsi, per un pubblico adulto, a cercare il frutto di maggior gradimento. Mentre al contrario è innegabile l’intento educativo senza pedanteria rivolto ad adolescenti ormai abituati all’uso passivo dello smartphone in qualsiasi momento della loro vita. Il futuro ideale, giunti a questo punto della Storia, può davvero appartenere solamente a coloro in grado di sognarne i contorni sul filo della meraviglia…

Daniele De Angelis

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