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The War – Il Pianeta delle Scimmie

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VOTO: 7

La Storia si ripete

Durante il teso faccia a faccia tra i protagonisti di The War – il Pianeta delle Scimmie, il colonnello McCullough (Woody Harrelson) rimprovera a Cesare (Andy Serkis) un’eccessiva emotività. Paradossalmente è questa la pecca principale del terzo (e ultimo?) capitolo del reboot della saga fantascientifica di Planet Of The Apes, iniziata nel 2011 con L’Alba del Pianeta delle Scimmie e proseguita nel 2014 con Apes Revolutions – Il Pianeta delle Scimmie.
Rispetto alle pellicole precedenti il regista Matt Reeves dà più risalto agli evoluti primati e alle loro dinamiche, relegando gli uomini in secondo piano. Questa traslazione a livello narrativo è giustificata dai risvolti apocalittici della Storia. L’homo sapiens sta lentamente regredendo a uno stadio primordiale a causa dell’epidemia virale che continua a privarlo del senno e della parola. Le scimmie, invece, affinano l’intelligenza e migliorano la comunicazione, assumendo i tratti tipici della controparte umana che intanto imbraccia ciecamente i fucili in vista di una possibile estinzione.
Tradito dai propri simili e offuscato dal desiderio di vendetta, Cesare interrompe il biblico cammino verso la Terra Promessa in veste di nuovo Mosè e assieme ai fedeli compagni cavalca imperterrito alla ricerca del Colonnello, reo di aver macchiato con il sangue il nascondiglio del branco.
In un percorso che trasuda epica western da tutti i pori, l’occhio di Reeves si muove con abilità tra gli spazi aperti e le cupe atmosfere distopiche, teatro di un’azione ricca di pathos, senza rinunciare al contempo di mostrare l’interiorità di un condottiero lacerato nel profondo, diviso tra indulgenza e rivalsa, tra la necessità di sopravvivere e la voglia di sopraffazione. Il muro eretto dal Colonello e dai soldati che hanno giurato fedeltà al loro capo nasconde un cuore di tenebra nella neve della Sierra Nevada, grondante sofferenze e torture che evocano i fantasmi del regime nazista e dei campi di concentramento.
Tra omaggi e rimandi ad Apocalypse Now, Schindler’s List e La Grande Fuga, Mark Bomback, co-sceneggiatore insieme al regista, riesce anche a riservare un posto per le piccole digressioni ironiche che fanno da contrappunto al ritmo serrato e cruento di una guerra in cui tutti sono contro tutti, fotografata magistralmente da Michael Seresin sfruttando una tavolozza di colori dalle ricche tonalità. I paesaggi che circondano Cesare e i comprimari vengono enfatizzati a ogni inquadratura e nonostante la massiccia presenza di CGI e Motion Capture targati Weta, è lo sfondo naturalistico a rappresentare il fondamento visivo di un moderno road movie che narra le vicende di un manipolo di eroi pronti a sacrificarsi per i più deboli.
Purtroppo l’introspezione psicologica su cui poggia lo script di The War – Il Pianeta delle Scimmie sfocia spesso nel sentimentalismo melodrammatico e suscita un’empatia quasi forzata nei confronti dei primati e delle loro (dis)avventure. La ricerca spasmodica della lacrima facile viene inoltre accentuata dalla didascalica colonna sonora di Michael Giacchino, svelando l’anima da blockbuster della pellicola.
Un riconoscimento va sicuramente all’interpretazione intima e sofferta di Serkis che dà vita a una figura unica nel panorama cinematografico odierno. La capacità di plasmare da zero l’evoluzione di un animale attraverso un uso poliedrico dell’espressività del volto, del corpo e della voce sminuisce involontariamente il lavoro attoriale di Harrelson, qui al limite del caricaturale.

Andrea El Sabi

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