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CineSatiricaMente (1): Scandalo agli Oscar

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Dragon Trainer 2 escluso dai premi: la furia dei Vichinghi stenta a placarsi

Se vi piace chiamatemi Oscar
Il Supertelegattone

Quasi due settimane sono ormai trascorse da quella serata degli Oscar che, allo stato attuale, rischia di essere ricordata come il principio di uno scontro di civiltà, dagli esiti sempre più imprevedibili.
Solo i cinefili più incalliti hanno abboccato alle scontatissime diatribe sulla scelta del miglior film. Birdman di González Iñárritu oppure Boyhood di Richard Linklater? American Sniper di Clint Eastwood oppure The Imitation Game di Morten Tyldum?
Alla fine l’ha spuntata l’uccellaccio che si credeva un attore (o viceversa), mandato incontro dallo spietato cineasta messicano a una “mission impossible” tutt’altro che trascurabile: conquistare Broadway. Ma del suo trionfo rimarrà una traccia duratura? Noi siamo i primi a dubitarne. La desolazione che si poteva già cogliere nel campo degli ipotetici avversari ci guida nel ragionamento. Chiediamo anticipatamente scusa al signor Linklater, ma l’esclusione dal premio del suo filmone di quasi tre ore avrà scandalizzato al massimo 127 anime. E siamo anche generosi a fare questa cifra, che corrisponde esattamente al totale degli spettatori avuti finora da Boyhood! Con The Imitation Game è peggio che andar di notte: il faccione bollito di Benedict Cumberbatch non può certo mobilitare le masse. E vogliamo parlare invece di American Sniper, col suo leggendario cecchino dal grilletto facile? Stavolta il vecchio Clint ha fatto male i suoi conti. Per altri film da lui diretti, decisamente più belli, c’era un pubblico appassionato e competente pronto ad alzare le barricate. Qui un po’ di casino sui media lo potevano fare giusto i due Marò, la giornalista meglio nota come moglie di Giuliano Ferrara, il sempreverde Chuck Norris e qualche associazione di reduci dall’Irak. Ecco, questi ultimi hanno reagito alla mancata vittoria del film un po’ peggio di altri: solo tra il Texas e l’Arizona si sono contate alcune decine di vittime da arma da fuoco, attribuite a marines impazziti che nei giorni successivi sparavano dai tetti di banche, ospedali e università. Tuttavia episodi del genere possono essere considerati ordinaria amministrazione, negli Stati Uniti dal dopoguerra ad oggi…

Ciò che il mondo proprio non si aspettava, in quella serata terribile, era l’ingiustizia destinata a compiersi ai danni del miglior film d’animazione: quando da una voce incerta, tremante, è uscito fuori questo titolo, Big Hero 6, una cappa di angoscia e desolazione è calata all’improvviso su tutta Los Angeles. Bagliori sinistri hanno cominciato a illuminare la notte. Qualche divetta di secondo piano inebriata dall’alcol ha visto o creduto di vedere le sagome di enormi creature, svolazzanti nei dintorni di Hollywood. Un filologo germanico, che passava di lì per caso, ha riconosciuto in lontananza voci intente a declamare i versi dell’Edda poetica. Le voci si sono fatte poi più vicine e anche i profani hanno potuto distinguere con chiarezza i nomi di Odino e Thor. Specialmente il secondo ha fatto pensare i più ingenui a una trovata pubblicitaria della Marvel Comics. Gli ultimi dubbi si sono però diradati, quando una schiera di furenti guerrieri vichinghi ha fatto il suo ingresso al Dolby Theatre di Los Angeles, sotto lo sguardo incredulo del presentatore Neil Patrick Harris. Il fatto che i Vichinghi agitassero nervosamente le loro asce e battessero le spade sugli scudi ha reso più esplicite le loro intenzioni: reclamavano giustizia per Dragon Trainer 2. E di lì a poco sarebbero entrati in scena anche i Draghi…

Clamoroso, del resto, che al meraviglioso Dragon Trainer 2 di Dean DeBlois sia stata negata la statuetta per il miglior film d’animazione. Geopolitiche su cui è meglio tacere devono essersi frapposte tra il premio e i protagonisti del film, peraltro generosissimi nel battagliare tra loro, risolvere complesse diatribe familiari, salpare sui drakkar e compiere voli acrobatici tali da far impallidire le Frecce Tricolori. Com’è possibile che questo epico impegno abbia dovuto soccombere alle imprese da NERD del solito e ipertecnologico teenager americano, protagonista nella circostanza di Big Hero 6? Non è soltanto perché abbiamo sdoganato relativamente da poco un cineforum norreno, il CINETING, ma per un discorso di onestà intellettuale, che noi di CineClandestino appoggiamo con convinzione la vibrante protesta, portata avanti nel corso di tutta la settimana da quelle delegazioni, sempre più cospicue, che sono sopraggiunte in tempi record dalla Scandinavia. Dissentiamo, semmai, dai toni forse esasperati che la contestazione va ora assumendo: drappelli di nerboruti Uomini del Nord saccheggiano quotidianamente le coste della California, mentre mostri alati oramai spazientiti si divertono a sbruciacchiare le ville dei VIP. Sono eccessi di violenza che andrebbero senz’altro evitati. Ma non si può più tacere sul latente razzismo di Hollywood: lo star system americano si approfitta regolarmente del fascino indiscutibile di Draghi & Vichinghi, qualora si tratti di conseguire un facile successo al botteghino, per poi ghettizzarli senza scrupolo alcuno al momento dei riconoscimenti, dei premi. Nel caso in questione nemmeno la consolidata predilezione dell’Academy per handicap e malattie è servita a ribaltare determinati pregiudizi. Perché allora premiare come miglior attore l’Eddie Redmayne de La teoria del tutto, compresso nella postura stortignaccola del celebre Stephen Hawking, un fisico senza il fisico, quando invece non sono bastati un draghetto sciancato e un giovane vichingo zoppo ad assicurare l’ambita statuetta a Dragon Trainer 2? A queste discriminazioni è giunto il momento di dire basta! Ed è così che abbiamo deciso, unici in Italia assieme ai NO TAV e allo stakanovista delle proteste Erri De Luca, di aderire alla sommossa portata avanti in terra americana dagli indomiti Vichinghi, coi loro amici Draghi. E speriamo che tutto ciò non si concluda nella consueta desolazione. La desolazione di Smaug, giusto per restare in tema.

Stefano Coccia

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