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Dante’s Hell

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VOTO: 7.5

Inferno vivo

Si può essere esegeti con tutti i crismi della Divina Commedia ed assieme coraggiosi sperimentatori? La risposta, a maggior ragione dopo aver visto Dante’s Hell di Boris Acosta, non può essere altro che affermativa. Ciò per molteplici motivi. Innanzitutto perché, sottolineatura scontata, è lo stesso testo dantesco a mantenere una modernità di fondo sempre sorprendente da qualsivoglia angolazione lo si osservi. Una visione “concettuale” del mondo ancor oggi avvincente ed appassionante proprio per la sua capacità di travalicare i confini temporali e proiettarsi nell’immortalità. Se a tutto ciò aggiungiamo l’abilità di Acosta di riuscire a relazionare un universo immaginifico come quello di Dante al mondo contemporaneo, il risultato non può che essere un’opera sia appassionante che dall’alto profilo didattico, utilissima ad avvicinare in modo innovativo la poetica di Dante Alighieri alle nuove generazioni ma anche a chiunque voglio approfondire una cultura realmente a sé stante.
Come si evince dal titolo, Dante’s Hell rappresenta il primo capitolo di una trilogia dedicata alle tre cantiche dell’opera dantesca, realizzata da un regista, per l’appunto Boris Acosta, che ha sinora dedicato la propria intera carriera non solo cinematografica all’argomento. Curioso ibrido tra documentario, film d’animazione e reinterpretazione attoriale del testo di Dante (ci sono attrici e attori noti a recitare, in volto o solamente in voce, brani dell’opera), l’ultima fatica di Acosta andrebbe considerato alla stregua di un viaggio nella zona oscura dell’umanità, quella che da sempre caratterizza una parte indivisibile della propria natura. Cosa sarebbe infatti l’essere umano privato della sua parte peccaminosa, se non una perfetta – e monotona – macchina dal comportamento asettico? Supportato dalle ottime illustrazioni di Dino Di Durante, Dante’s Hell si addentra nei cerchi degli inferi sposando e restituendo allo spettatore le medesime sensazioni provate dal sommo poeta. Cioè amarezza, frustrazione, rabbia e quant’altro per una serie di comportamenti che, dalla notte dei tempi sino ad oggi, si ripetono con sconfortante costanza. Ma anche quell’unica pulsione capace di far scaturire l’indispensabile senso etico in grado di separare, a livello soggettivo, il giusto dallo sbagliato: l’indignazione. Nel suo crescendo attraverso l’esplorazione dei vari cerchi all’interno dei quali esseri umani scontano i loro inestinguibili peccati, Dante’s Hell riesce, al pari del testo ispiratore, nel proprio intento maieutico di far partorire tale sentimento in coloro che guardano. E il suo valore pedagogico, proprio per tale motivo, raggiunge una notevole importanza.
Sussiste poi un altro punto a favore della fruizione di Dante’s Hell, ed è quello di una scorrevolezza narrativa che deriva da una ferrea conoscenza del testo. I pareri degli illustri “dantisti” intervistati quasi mai assumono toni cattedratici ma si aggiungono, a mo’ di approfondimento, alle parole di Dante, lette alternativamente in inglese e in italiano a seconda della nazionalità degli attori incaricati della recitazione. L’effetto finale è dunque quello di un compendio assolutamente prezioso del primo tra i cantici della Divina Commedia. Una sorta di full immersion che potrebbe, per i neofiti, contribuire a spalancare le porte di un mondo rimasto per troppo nascosto in una società contemporanea che viaggia a ritmi troppo frenetici per guardare al suo artistico passato. Un background culturale che al contrario dovrebbe essere parte integrante di qualsivoglia modernità si ricerchi. Se quindi la visione di Dante’s Hell potrà contribuire a tale scopo, non può che essere considerata la benvenuta.

Daniele De Angelis

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