Welcome in Europa!
Mentre le attenzioni degli addetti ai lavori erano rivolte esclusivamente alle pellicole presentate nelle varie sezioni della Berlinale 2017, nell’arco della dieci giorni tedesca appena conclusasi, quasi in parallelo nel Bel Paese, per la precisione in quel di Milano, è andata in scena la seconda edizione delle Giornate del Cinema Europeo Contemporaneo. La rassegna non competitiva organizzata dagli istituti culturali europei e dalle rappresentanze diplomatiche raccolte nel cluster EUNIC Milan, in collaborazione con MFN – Milano Film Network, ha visto dieci titoli provenienti da altrettante cinematografie approdare sullo schermo del Cinema MI MAT (Cineteatro San Carlo) dal 14 al 18 febbraio. Il pubblico milanese ha potuto così scoprire o recuperare una serie di opere, alcune delle quali in anteprima italiana, di provenienza, stile, genere e tematica differenti, prodotte nelle ultime due stagioni nel Vecchio Continente. La partecipazione è stata più che soddisfacente, con una media costante di spettatori registrata in tutte e cinque le serate; tutte rigorosamente a ingresso gratuito.
Ad aprire la manifestazione meneghina dedicata al cinema europeo contemporaneo ci ha pensato la co-produzione ceco-slovacca Murderous Tales, che torna sugli schermi nostrani a distanza di qualche mese dalla prima apparizione in quel di Conversano durante la 14esima edizione del Festival Imaginaria. Composto da sei piccoli capitoli, il film firmato da Jan Bubeníček utilizza gli effetti speciali per combinare riprese reali, animazioni bi e tridimensionali, marionette e proiezioni in trasparenza. Il risultato è davvero degno di nota. E nemmeno il tempo di brindare con un aperitivo offerto dagli organizzatori della kermesse che la parola torna subito alle immagini, per la precisione a quelle realizzate dal tedesco Aron Lehmann. Il secondo e anche ultimo film presentato nella prima serata è stato Highway to Hellas, solare e spassosa commedia dallo humour nero che dimostra come ancora una volta come un viaggio da sogno può trasformarsi in una gita all’inferno. E a farne nelle spese, suo malgrado, un impiegato di banca in missione più o meno segreta.
Archiviata la giornata inaugurale, e di conseguenza anche la festa degli innamorati per gli spettatori più romantici, il programma del 15 febbraio ha riservato alla platee di turno altre due pellicole di buona fattura, a cominciare dal road movie belga Tous les chats sont gris di Savina Dellicour, che si riaffaccia in Italia dopo la presentazione nel concorso di Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma 2014. Per spostarci poi in Ungheria grazie al corale Mia madre ed altri personaggi bizzarri della nostra famiglia di Fekete Ibolya, che al termine della proiezione ha avuto modo di incontrare il pubblico presente. Folle storia di una famiglia del XX° secolo, raccontata attraverso quattro generazioni di “pazzi” con in testa il personaggio eclettico di Mum, l’opera è un tour spazio-temporale in oltre cento anni di episodi spesso giocosi e affettuosi, ma talvolta anche laceranti.
La terza giornata purtroppo non è stata all’altezza delle precedenti, con la prima delle due pellicole della serata che va al di sotto della sufficienza. Si tratta del dramma generazionale One of Us dell’austriaco Stephan Richter, che già ci aveva mostrato incertezze drammaturgiche e limiti di scrittura ai tempi della presentazione nel concorso della 17esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce. Un tallone d’Achille, questo, che per fortuna non ha caratterizzato invece lo script del film del collega polacco Jacek Lusiński, ossia il pluripremiato Carte Blanche. Impreziosita dalla performance davanti la macchina da presa di Andrzej Chyra, la pellicola porta sullo schermo con poesia, delicatezza e sensibilità, un dramma umano ispirato alla vicenda vera di un insegnante del liceo di Lublin molto amato dagli studenti che comincia a perdere la vista.
Discontinua è stata anche la quarta serata, dove hanno trovato spazio due opere che dal punto di vista della resa si sono dimostrate lontane anni luce. Se da una parte, Un padre, una figlia del rumeno Cristian Mungiu, miglior regia al Festival di Cannes 2016, non ha bisogno di ulteriori presentazioni, con i suoi tanti punti di forza già noti al pubblico e agli addetti ai lavori; dall’altra il coming of age francese Pauline s’arrache di Emilie Brisavoine, al contrario, non può contare sulla medesima solidità narrativa e registica, ma ha dalla sua parte una riuscita commistione e contaminazione tra fiction e documentario.
All’insegna dell’equilibrio, invece, la quinta e ultima serata della piccola e giovanissima kermesse lombarda. A Sette giorni e Techo y comida l’onere e l’onore di fare calare il sipario sulla seconda edizione delle Giornate del Cinema Europeo Contemporaneo. Nel primo il cineasta italo-svizzero Rolando Colla, già autore del pregevole Giochi d’estate, firma un dramma sentimentale dalle venature mistery che sfrutta al meglio le bellissime location sicule a sua disposizione, mentre nel secondo, il collega spagnolo Juan Miguel Del Castillo carica sulle spalle della bravissima Natalia de Molina (miglior interpretazione femminile ai Premi Goya 2016) un’emozionate e dolorosa storia di sopravvivenza quotidiana di una donna e di suo figlio, alle prese con i debiti e con uno sfratto imminente.
Insomma, dieci film per altrettante storie, ciascuno a proprio modo capace di lasciare, nel bene o nel male, delle tracce significative nello spettatore di turno. Per cui ben vengano rassegne come questa, alle quali va riconosciuto il merito di portare a coloro che non frequentano abitualmente il circuito festivaliero internazionale qualche buon esempio di cinema prodotto nel Vecchio Continente. L’appuntamento è con la terza edizione.
Francesco Del Grosso
Riepilogo recensioni della seconda edizione delle Giornate del Cinema Europeo Contemporaneo
One of Us di Stephan Richter
Un padre, una figlia di Cristian Mungiu
Highway to Hellas di Aron Lehmann
Carte Blanche di Jacek Lusiński
Pauline s’arrache di Emilie Brisavoine
Sette giorni di Rolando Colla
Techo y comida di Juan Miguel del Castillo