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El autor

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VOTO: 7

L’inquilino del terzo piano

Dura, la vita dello scrittore. Soprattutto quando non si è ancora uno scrittore affermato. Anzi, soprattutto quando un vero e proprio libro non lo si ha ancora scritto. Per non parlare di quando, malgrado i numerosi tentativi falliti per produrre qualcosa di valido, una persona che ci è molto vicino ottiene un grande successo dando vita a un prodotto banale e dai facili consensi. Lo sa bene il povero Alvaro, modesto impiegato presso uno studio notarile, protagonista del lungometraggio El autor, diretto da Manuel Martin Cuenca, tratto dal romanzo “El movil” di Javier Cercas e presentato in anteprima italiana all’edizione di CinemaSpagna 2018.
Ed ecco che, con una serie di gag, vengono messe in scena le vicende dello sfortunato, ma ingegnoso protagonista, il quale, sentendosi particolarmente frustrato e schiacciato dal repentino, ma (secondo lui) ingiusto successo di sua moglie, decide di separarsi e di affittare un appartamento sito al terzo piano di una palazzina signorile, dove avrà presto modo di legare con molti dei condomini e di trovare – finalmente! – interessanti spunti per il proprio romanzo. Spunti che, tuttavia, non tarderanno ad arrivare in modi non sempre ortodossi.
La storia di un uomo qualunque, che uomo qualunque proprio non vuole essere, questa messa in scena da Manuel Martin Cuenca. Il cineasta, dal canto suo, in barba a una partenza sì interessante ma priva di particolari guizzi, è riuscito a dar vita a un prodotto che, man mano che si va avanti, cresce inaspettatamente, assumendo, di volta in volta, ora toni da slapstick comedies, ora venature del thriller e mescolando sapientemente i due generi senza che lo spettatore percepisca minimamente il loro contrasto. Nell’assistere alle strampalate – ma fortemente misteriose – vicende del nostro Alvaro, inevitabilmente viene da pensare a Roman Polanski e al suo bellissimo L’inquilino del terzo piano (guarda caso, lo stesso piano su cui trova l’appartamento il protagonista), con un intelligente sfruttamento degli spazi e atmosfere spesso claustrofobiche, che trasmettono sapientemente uno strano senso di vertigini. Il tutto, ovviamente, condito da uno humour nero perfettamente dosato.
Al di là delle sopracitate atmosfere e dell’indovinata location, al di là dell’indiscutibile bravura del protagonista (un ironico e autoironico – qui pluripremiato – Javier Gutiérrez, già conosciuto grazie al thriller La Isla Minima, diretto nel 2014 da Alberto Rodriguez), il vero pezzo forte di un lungometraggio come El autor è proprio lo script: lineare, ma allo stesso tempo intricato, apparentemente semplice, ma molto più articolato di quanto possa inizialmente sembrare, con personaggi ben caratterizzati ed eventi incastrati tra loro, studiati fin nel minimo dettaglio. Per non parlare dei numerosi ribaltamenti finali, che, seppur in qualche modo attesi dallo spettatore, non fanno che rivelarsi del tutto sorprendenti. A valorizzare al massimo tutto ciò, una buona regia, che, avvalendosi di quanto in passato è stato prodotto dal maestro Alfred Hitchcock, gioca sapientemente con primi piani di oggetti e dettagli, condendo il tutto anche con una necessaria nota di ironia e contribuendo a rendere El autor un prodotto di tutto rispetto, divertente e divertito, omaggio al cinema degli scorsi decenni, ma, allo stesso tempo, del tutto nuovo e dotato di una forte, marcata personalità.

Marina Pavido

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