Toglimi tutto tranne…
Quante volte vi sarà capitato durante la preparazione della valigia di andare letteralmente in panico nel cercare di rimanere entro i limiti di peso consentiti. Al di là che siate frequentatori abitudinari oppure no degli aeroporti, indipendentemente dalla compagnia scelta e che il vostro sia un volo low cost oppure no, il terrore di oltrepassare le suddette specifiche è e resterà comune a tutti i viaggiatori, al di là della provenienza e della destinazione. Insomma, davanti alle ferree regole messe nero su bianco e a coloro chiamati a farle rispettare al momento del check in siamo tutti uguali (o almeno sulla carta).
A queste regole, infatti, non sfuggono nemmeno i due protagonisti di Bagaglio in eccesso, il cortometraggio con il quale Mariachiara Manci si è aggiudicata il primo premio della sezione “Reelove” alla 14esima edizione del Salento Finibus Terrae, dopo aver ben figurato in altre kermesse dedicate alla produzione breve come ad esempio quella di Cortinametraggio lo scorso marzo. Siamo al seguito di una coppia di fidanzati che sta per prendere un volo per Parigi, ma il bagaglio di lui ha del peso in eccesso. L’unico modo per prendere quel volo è dunque alleggerirlo, ma l’operazione apparentemente semplice si dimostrerà invece impresa ardua, perché l’uomo ha con sé qualcosa da nascondere. Ovviamente per scoprire di cosa si tratta dovrete riuscire a intercettare il corto scritto e diretto dalla Manci in una delle prossime proiezioni nel circuito festivaliero, perché prima di allora l’incognita resterà tale e non saremo di certo noi a scioglierla.
La sceneggiatrice e regista padovana ci catapulta direttamente senza se e senza ma in un aeroporto geograficamente non identificato. Potremmo essere ovunque e in qualsiasi momento, perché in fin dei conti non è la location il baricentro del plot, ma la dinamica che si innesca al suo interno. In poco più di cinque minuti la Manci materializza sullo schermo ciò che la maggior parte del pubblico ha provato sulla propria pelle, ossia il terrore di aver oltrepassato anche solo di una manciata di grammi il limite di peso consentito. Di fatto, Bagaglio in eccesso da forma e sostanza audiovisiva a una situazione che in modo o nell’altro ha messo seriamente in difficoltà ciascuno di noi, eppure nessuno aveva mai pensato di trasferirla sullo schermo se non in piccoli sketch occasionali. Il merito della Manci sta proprio in questa intuizione e nella sua trasposizione. L’impossibilità di addentrarci nei meandri del racconto, poiché il pericolo di spoilerare l’incognita legata al misterioso contenuto della borsa del protagonista maschile è assai elevato, ci impedisce di allargare lo spettro analitico della drammaturgia. Ma il fatto che la regista sia riuscita a condensare il tutto in una timeline esigua, mantenendo la suspense e l’effetto sorpresa sino all’ultimo fotogramma utile, è un merito che va sottolineato.
La semplicità della scrittura, abbinata all’essenzialità della messa in quadro, fanno di Bagaglio in eccesso un’opera piacevole da seguire e da vedere. Il ritmo sostenuto rendono la fruizione scorrevole e priva di inutili giri di parole e momenti di eccessiva stasi, quelli che una volta si e l’altra pure nei prodotti che si sviluppano sulla breve e media distanza generano autentici cortocircuiti narrativi. La Manci è brava a concentrare tutta la materia in pochi minuti, a condensare tutti gli elementi a disposizione in un’unica situazione, senza aprire e chiudere futili porte. Il motore portante del cortometraggio è dunque il buon connubio che si viene a creare tra la scrittura e la sua trasposizione, a differenza della messa in scena che a tratti si rivela come il tallone d’Achille che non consente alla pellicola di spiccare il volo, con la location scelta per le riprese che non è un vero aeroporto. Al di là di questo piccolo neo, Bagaglio in eccesso resta comunque un’operazione che si va a collocare meritatamente sopra la soglia della sufficienza, che fa di un’idea, di una storia e di personaggi estremamente semplici, una serie di strumenti per conquistare la platea di turno.
Francesco Del Grosso